Ho il vizio sulla pelle,
sotto pelle
e forse sono un finto perbenista
con lei
io mi sentivo in pista
con lei l'unica stravaganza
era la devianza.
E tutte le provai
lei spesso programmava le finte esibizioni
io la seguivo, ne ero ormai condizionato,
appassionanti sono state le lezioni.
Ho il vizio sulla pelle,
lo sapevo e lei pur lo sapeva,
la notte mi chiamava
con la bufera e il tuono che importava
bagnato il suo bel viso
disfatti i suoi capelli
profondo il suo sorriso.
E lei mi travolgeva
nessuna gabbia mai ci imprigionava
e poi nel cuore della notte
sulla sabbia nuda si sdraiava,
ronzava una zanzara
ma lei mi accarezzava
violenti amplessi ognor mi regalava.
Diceva che un amore si coltiva,
si stuzzica la notte al punto giusto
un rapporto non dura
senza l'adrenalina pura,
ci vuole un po' di gusto
bisogna per durare
ogni giorno cambiare
trovare il punto giusto.
Non si curava della gelosia,
la mia la infastidiva,
alla sua neppure ci badava,
ormai io l'accettavo,
accettavo quel modo suo di esporsi,
col suo seno prosperoso i maschi stuzzicava
vedevo libidine nei volti
e dentro me soffrivo.
Ma lei poi mi spogliava
gli istinti suoi perversi
tutti su me poi scaricava.
Avevo il vizio sulla pelle
poi la nebbia calò ed anche il buio
arrivò anche nel cuore suo l'inverno
la neve scese e sotterrò ogni cosa,
dal ramo spinoso si staccò la rosa,
morì sul muro il glicine,
seccò nel vaso pure il gelsomino,
il freddo mi gelò la mente,
si aprì anche nel cuore mio l'inferno.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 13.10.2018 – 22,41)