Pubblicato il 14/03/2021 20:07:04
LUI, LA SUA ARTE
Avignone. Il Palazzo dei Papi. L’ha visitato da ragazzo. Le due torri a guglia dell’ingresso ricordano vagamente quelle di Urbino. Gli interni non sono gran che: resi salvi soltanto dalla pittura di Simone Martini che era nato nella sua città. Il colorista insigne destinato a morire in Francia. Lui, con la fantasia, lo ha pensato di ritorno alla sua Terra d’origine, perché rendesse l’ultimo respiro a Siena. L’ha immaginato su una carovana, con la moglie, il fratello e le figlie, transitare lungo la Riviera, oltrepassare il valico della Cisa, giungere fino alla Val d’Orcia. Ha voluto ripercorrere la geografia dei luoghi, riflettere sulla funzione dell’arte e sul poeta del colore che ha raggiunto la perfezione tecnica e la sua Bellezza: rappresentando e colorando le cose, Simone mirava a far vedere la luce che le illumina e le rende visibili. Lui ha in mente il dipinto dell’Annunciazione, in cui l’angelo appare nella sua luminosità, protendendosi verso Maria. Lei, donna, si ritrae turbata anche dal vento dello spirito. Il mantello che la ricopre non è luminoso. È panno spesso e scuro e sotto s’intravvede una veste rossa. Nella stoffa del mantello e della veste c’è la carnalità della creatura, della donna. In Simone Martini c’è la grandezza del poeta che vuole cogliere la realtà in tutti i suoi aspetti, non solo quelli spirituali. E farlo gli dà gioia. E ha nel cuore Siena, il luogo che gli ha dato impulso per vivere un’esistenza unica. Lui lo ha immaginato tornare alla sua città natale, bellissima come Pienza, e guardare con affetto Firenze, pensando senza rancore alle opposizioni dei giotteschi. Simone è l’incontro con Petrarca, è Siena e Firenze. Simone è l’arte. Simone, pittore eidetico, per lui rappresenta tutte le emergenze del proprio sentire poetico.
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