La mia dolce puttana l'ho sognata
stanotte
nel letto sguaiatamente abbandonata.
Il corpo accarezzava
le mammelle
i capezzoli da sola si succhiava
le gambe aperte
la vulva si toccava:
“Gioia mia, ti amo”, sussurrava.
Con se mi trascinava nel suo gioco
fatto di atti erotici e sensuali,
e risvegliava in me gli ormoni spenti,
quanto sognai nel tempo quei momenti!
E già mi conosceva,
lo sapeva,
non ero oggetto sol da utilizzare
con me voleva lei partecipare
condividere tutto il suo piacere,
vivere quei momenti,
svegliar le trasgressioni in me vive e silenti.
Gli occhi mi riempivo di quel gioco
la ricordavo su quel lenzuolo rosso
con la finestra aperta a trasgredire
vivere allor voleva e ognor gioire.
Prima lei mi infiammò, poi spense il fuoco.
E nel mio sogno l'ho rivista ardente
come lo fu nel nostro primo incontro
la vidi nella chat ancor piangente
quando quel fuoco anche in lei si spense.
Era donna d'amar per una volta,
a me diede l'amor per tanto tempo
ma del mio corpo poi ne fece scempio.
Diceva d'esser libera e infedele
con me si guadagnò solo l'affetto
altro non prese e neppure chiese
forse dopo capì quanto fu stolta.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 12.10.2018 – 18,35)
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