Pubblicato il 12/03/2021 09:45:05
PER STRADA
Lo pensa da tempo. Lo immagina nel sogno. Andare. Senza meta prestabilita, senza impegno, senza assilli. Andare così. Con la macchina che scivola sull’asfalto, compie distanze. Magari gli piacerebbe spingersi lungo la costa. Tra mare e scoscendimenti. Giungere alle Cinque Terre, perdersi nei colori, negli anfratti delle baie. Respirare l’odore di salsedine e pini, guardare dall’alto l’orizzonte e il cielo farsi bianco. Poi, varcare il confine, vedere le scritte con la lingua mutata. E fermarsi a Nizza. Percorrere la Promenade e pensare che la gente è sempre uguale, sempre quella che passeggia lungo il lago della sua città: la mamma col bambino, l’anziano col bastone, le due amiche col cane. Ad Antibes abitano certi parenti che hanno una villa a picco sul mare e la piscina. Lui gestisce una concessionaria della Renault, lei è una signora bionda e graziosa. Gli farebbero festa. Ma non ha voglia di andare da loro. Dovrebbe fingere di interessarsi ai discorsi, ostentare il francese, assecondare la forma. Preferirebbe una stanza in affitto con una finestrella aperta sul verde e sulle stelle, un trattamento discreto e semplice. E la sera mettersi a tavolino a buttar giù quei due pensieri che gli fanno più compagnia degli amici. Anche Marsiglia lo attrae, storia di migranti e dolore. Gli piacerebbe inoltrarsi nell’angiporto che ha odore di mare, rifiuti e carburante. E avvertire il senso della clandestinità. Sarebbe bello lanciare il Suv lungo la Costa Azzurra, compiendo lo stesso tragitto di Caccia al ladro e poi finire al Casinò a vincere, per finta. E fantasticare, fantasticare sempre. Perché il sogno è ciò che rimane.
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