Pubblicato il 10/02/2021 16:28:29
PROSPETTIVE DI SENSO
Seduto sui due gradini ai piedi dell’usciolo posto di fronte alla sua bottega, Ignazio guarda distrattamente il traffico delle macchine dirette ai paesi della costa e l’andirivieni delle persone lungo i marciapiedi. Non si cura della canottiera bianca che copre larga la sua mole nutrita per anni da melanzane ripiene e dalla pasta alla palermitana, né delle calze infilate dentro i mocassini allacciati. Non gli importa il parere della gente conforme ai dettami della moda. Lui ha in testa altro. Ha in testa il senso e lo scopo della vita. Che ricava dalla lettura del Vecchio e del Nuovo Testamento. E vuole darne testimonianza perché in giro ci sono troppi indifferenti. Già ha apposto all’ingresso della bottega la scritta “ Io come luce sono venuto al mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”, suscitando una certa meraviglia nei conoscenti e nella clientela. Ignazio non si scompone: se condividono come la pensa e quel che dice, bene, sennò prosegue ugualmente per la sua strada. La figlia, fino a qualche anno fa, sembrava grata al padre per averle inculcato i valori della fede e della moralità, ma adesso appare malinconica e a tratti assente e, se non fosse per le parole che spende con i clienti, quando deve descrivere gli oggetti di ceramica, sarebbe solitamente piuttosto taciturna e turbata nell’espressione. Ignazio non desiste: quando avvolge i piatti venduti ai clienti nei doppi strati di carta camoscina, non perde l’occasione per fare citazioni relative alla storia dei popoli, e mostrare una Bibbia illustrata da cui si fregia di trarre i soggetti per i decori. Ultimamente ha preso a dare rilievo alla cultura ebraica. Su una mensola alle spalle del banco-cassa campeggia La Menorah accanto alle pubblicazioni dei reduci, da Primo Levi a Elie Wiesel, da Goti Bauer a Giorgio Bassani, e in una delle vetrine è stata appesa la stella a sei punte. Se il senso della vita lo si ricava dal Vangelo, e il messaggio fondante è l’amore per il prossimo, questo amore deve essere indirizzato soprattutto verso gli afflitti, i perseguitati. E chi merita più attenzione del popolo ebraico, il più perseguitato da sempre nel corso dei secoli e per elezione? Nella mente di Ignazio si è strutturato qualcosa che lo spinge a considerare quella storia di persecuzione, quella ritualità affascinante. Per ciò si è messo a studiare la Torah e, nella giornata di sabato, qualche volta, soprattutto in inverno, accende due candele nel retrobottega e su un bicchiere di vino recita il Kiddush al mattino e alla sera . La moglie ignora tutto. Si limita a tirare la tenda se entrano i clienti. Quando il marito pone termine al rito e si reintroduce nei locali del negozio, mostra un’espressione impassibile. Egli sente la potenza di questa evocazione. Rivede la sinagoga di Firenze visitata anni addietro, pensa alle vittime della Shoà e delle spie, pensa a Gilda Cohen. Stamattina, seduto sul marmo dei gradini dirimpetto alla bottega, Ignazio gode della ventilazione fresca che viene dalla marina. Ieri sera la fiala di beta bloccanti l’ha ispirato. È ritornato in negozio per fotocopiare otto volte il frontespizio della copertina di “Se questo è un uomo”, nell’ edizione originale dell’ Einaudi, e dar storia a un vecchio pannello appeso al muro della bottega. Se Andy Warhol con la ripetizione stessa dell’immagine riusciva a svuotare di significato le immagini che rappresentava, lui vuol fare il contrario: desidera che la ripetizione ossessiva dell’immagine ne potenzi il significato. Non è infatti il marchio della Coca Cola o di qualche altro prodotto commerciale che deve essere svilito. Qui si tratta di lanciare al mondo un messaggio urgente. La gente, anche stamattina, percorre i marciapiedi avanti e indietro e il traffico diretto ai paesi della costa è sostenuto: Ignazio, dentro la canottiera slabbrata, guarda distratto il formicare. Lui spera soltanto che qualcuno, entrando nella sua bottega, noti il pannello con le foto ripetute e gli chieda il perché.
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