Pubblicato il 26/01/2021 18:58:08
CERCANDO L’UOMO
Era lui ma non era lui. Lo aveva visto uscire da un portone e, di spalle, per il portamento e la forma della testa era davvero somigliante. Lei per strada, istintivamente, si era messa a seguirlo tra la folla. Lo sconosciuto procedeva con le stesse movenze, mentre teneva la tracolla della cartella sul dorso. Pedinandolo, quasi per gioco, lei riattivava il ricordo di lui. Si rammentava di quando aveva letto alla platea degli studenti, con la sua voce chiara da attore, “Ka-be”, un capitolo del libro più famoso di Primo Levi: la scelta voleva fissare l'attenzione sull’umanità ritrovata nell’inferno del lager. E quel suo timbro inconfondibile aveva reso plastica tutta la sequenzialità della narrazione. Nella mente di lei si stagliava nitida l’immagine iniziale dei prigionieri, fermi davanti al passaggio a livello. L’io narrante sogna di salire sul treno in transito e di rannicchiarsi dietro un mucchio di carbone senza essere visto e poi di scendere, buttarsi nell’erba, e infine venire soccorso da una donna alla quale raccontare la sua vicenda. Era lui ma non era lui. Lo sconosciuto continuava ad avanzare tra la gente e adesso si era fermato davanti al negozio di strumenti musicali. Lei lo ricordò sul palco mentre accompagnava con la chitarra “ La ballade des pendus”. - Ciò che mi piace di Villon è che sostiene di conoscere qual è la strada del bene, ma segue quell'altra- le aveva detto. Lui aveva organizzato in chiave moderna la rappresentazione teatrale dell’Inferno dantesco. -Perché l’inferno? -L’inferno nella realtà contemporanea è l’umanità con le sue dolorose contraddizioni, i suoi aspetti confusi e sviliti. In questa umanità corrosa bisogna immergersi per capire i limiti, la pregnanza del dolore, il peso della solitudine, e quindi uscirne purificati, pronti a iniziare un nuovo cammino. Un cammino di redenzione. Forse la stessa espressa da Villon con il suo appello alla pietà. Lo sconosciuto, intanto, si era infilato in un vicolo stretto e sembrava voler accelerare il passo. Lei fu incerta. Non sapeva se proseguire in quella sorta di inseguimento. I ricordi l’avevano presa. Sbirciò un attimo lungo il budello di strada, non vide tracce del probabile sosia. Forse era entrato in qualche portone. L’aveva perso. Era lui ma non era lui.
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