Come promesso dall’autore, e dal finale aperto del precedente “Il Leone di Norrland”, rieccoci in compagnia di Eothian, nella fatate Sette Terre. Questo sequel delle avventure del giovane eroe di Norrland, ci riporta nelle mitiche terre inventate dalla fantasia dell’autore, Claudio Nebbia, il quale ha creato un mondo in maniera meticolosa e puntuale, animandolo di personaggi e tradizioni che parrebbero talvolta essere presi da fatti reali, tanto è precisa e concreta la loro costruzione. In questa seconda parte della saga molti fili lasciati in sospeso si riannodano, Eothian torna vittorioso dalle terre dei sarzin, sconfitti grazie all’abilità e all’ingegno del giovane, uniti a un coraggio encomiabile. Ma la facile gloria al servizio di una compagnia di ventura non basta al nostro eroe, egli vuole dedicarsi a ritrovare la sorella anch’ella scampata all’eccidio della famiglia, e con lei riconquistare il regno che forze oscure tramano per sottrarre ai legittimi sovrani. Ma non è solo il regno di Irmongard ad essere in pericolo, ma tutte le pacifiche terre governate con equità e giustizia dal re Leodegrance. Ed è proprio quest’ultimo ad essere vittima di una cospirazione che lo vuole morto e sostituito da uno dei ceffi che già organizzarono l’assalto e la morte dei genitori di Eothian. Il cammino di quest’ultimo verso la riconquista del proprio regno sarà proprio costellato di rischi e colpi di scena dovuti alla oscura macchina della congiura che si è fatalmente messa in moto. Non starò a svelare ulteriormente la trama di questo avvincente romanzo per non togliere il gusto della lettura e il piacere dei numerosi stratagemmi messi in atto dal protagonista per giungere alla agognata meta, ma mi preme di sottolineare come la narrazione sia concreta, quasi una precisa cronaca di fatti avvenuti. L’autore non cede a facili scappatoie o semplicistiche vie di uscita che spessa rabbuiano il piacere di questo genere di letture. Anche la magia, che com’è naturale fa capolino, è usata con parsimonia, giusto un ingrediente in più, ma non è mai escamotage per risolvere situazioni difficili. L’autore dà sempre l’impressione di tenere tutta la vicenda sotto controllo, la porta avanti con mano sicura e felice. Tutti gli elementi che via via si incontrano nella lettura hanno il loro peso e significato nella narrazione, non vengono scordati o lasciati in sospeso ma utilizzati sapientemente, come precisi ingredienti: ciascuno ha il proprio peso e la sua importanza nell’economia della storia, e non c’è mai l’impressione delle figurine vuote messe lì dall’autore e poi dimenticate. Un altro degli aspetti piacevoli in questo romanzo è lo studio della società delle Sette Terre, immaginaria, direte voi, sì certo, però in alcune dinamiche si svela una attenta conoscenza da parte dell’autore dell’animo umano. Il manipolare la società attraverso “disturbatori” che inveiscono contro il regno equo e giusto, non ricordano forse certi disturbatori televisivi dei nostri giorni? O i pregiudizi verso talune classi sociali, le iniquità verso i più deboli, o il voler conquistare il potere per il proprio tornaconto, che sono vezzi tanto malauguratamente diffusi ai giorni nostri, vengono contestualizzati nell’ambito immaginario della storia, donandole così una sorta di ossatura reale. Il tutto diventa molto plausibile ed è simpatico vedere come Nebbia riesca a miscelare in una storia di fantasia una sorta di antropologia nel nostro Paese, rendendo gli abitanti delle Sette Terre molto più simili a noi di quanto si possa immaginare.
Ma al di là di ciò resta un bel romanzo, nato da un grande lavoro di costruzione dell’ambientazione e dei personaggi che non mancherà di divertire i più giovani, e non intendo di età anagrafica.
Ora che il regno è riconquistato, la sorella Deirdre ritrovata, e pace fatta, non credo che Eothian se ne starà buono buono nel suo castello, vero signor Nebbia? Chissà, qualcosa mi fa pensare che ci ritroveremo presto a cavalcare tra gli assolati prati in qualche nuova avventura; e poi a Eothian manca una moglie, ogni sovrano che si rispetti ne ha una. Quindi buona lettura a tutti e buon lavoro al bravo “papà” di Eothian, Claudio Nebbia.