Pubblicato il 22/12/2020 20:01:36
L’ ARTISTA
La tournée di gennaio era stata un successo. Il capoluogo lombardo l’aveva accolto con calore. Ma poi era subentrato il periodo pandemico. Una stasi interminabile, un’insopportabile sospensione. Raccontare aneddoti e vita spicciola nei vari salotti televisivi era sbadiglio. A lui mancava il palcoscenico, il rituale del trucco nel camerino, la percezione degli umori in sala. Roma adesso era solite facce, solita gente, solito clima. Così, quando l’amica di Milano gli aveva telefonato per dirgli: “Dai vieni, che andiamo al lago” lui, senza pensarci due volte, aveva fatto il valigione e preso la Freccia con la voglia di rievocare la recente tournée. E poi di immergersi nella concretezza del Nord, di sentirsi aderire a un’altra atmosfera. Dopo la visita al Duomo e alla Galleria Vittorio Emanuele, era pronto a caricare il bagaglio sul regionale per Lecco. L’incipit del Romanzo, snocciolato nelle luminarie, gli avrebbe dato quella fitta affettiva di memoria liceale in cui si riverberava il bisogno di incontro e riconoscimento. L’amica aveva predisposto per un breve soggiorno presso l’hotel Moderno. Lui si chiedeva come sarebbe stato: se la gente l’avrebbe fermato per salutarlo o per chiedergli l’autografo e che consistenza aveva ora il legame con il pubblico. Il tour della città prevedeva la visita alla casa di Manzoni e al Palazzo delle Paure in cui era stata allestita la mostra di un amico pittore. Seguiva l’immancabile passeggiata sul lungolago. Giro’ per le vie del centro sotto le ghirlande natalizie. Col suo cappottone nero e i capelli neri, lunghi e tinti, il viso largo, le labbra serrate e rientranti, era inconfondibile. La gente dietro le museruole gli lanciava qualche distratta occhiata. Qualcuno ammiccava un po’. Fu rincorso da un senegalese che gli chiese le monetine e l’artista pensò che per quello era facile domandare ciò di cui aveva bisogno. La sera quando uscì dall’albergo, diretto alla stazione con l’amica e la valigia, sentì un masso dentro il cappotto largo e nero: non udiva nessuno che sopraggiungesse alle sue spalle per salutarlo o anche soltanto per nominarlo. Allora puntò diritto verso i binari, ostentando sicurezza e gesticolando nell’aria, mentre i sogni evaporavano nelle luci della notte.
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