Pubblicato il 15/12/2020 10:22:08
UN APPUNTAMENTO DIFFICILE
Ero riuscito a entrare di soppiatto nell’appartamento di Fosca, probabilmente era notte inoltrata. Non mi fu chiaro come fosse stato possibile, né che strada avessi fatto per arrivarci. Lei mi vide; ma sembrò che la cosa non le creasse alcun problema. In qualche modo fece finta di niente, né mi rivolse la parola: si comportava come se tutto fosse scontato. In casa avvertivo la presenza del marito: io non vidi lui e lui non vide me. Più tardi, mi addormentai su un materasso poggiato sul pavimento, in una stanza appartata. L’abitazione era grande e aveva molti ambienti che non mi riuscì di visitare e neanche mi attiravano. Era un appartamento che conoscevo poco, essendo quella la seconda volta che mi ospitava. Si trovava al primo piano di un palazzo di aspetto signorile in un complesso residenziale in città e che, in anni passati, era considerato estrema periferia. Ci trascorsi con Fosca una notte in occasione dell'assenza del marito, ricoverato in ospedale. Improvvisamente, in casa si mostrò (non mi fu chiaro se fosse arrivata con me o subito dopo) un’altra donna: assomigliava vagamente a Fosca Mi sembrò di averla conosciuta molto tempo addietro. L’ultima volta dovevo averla incontrata casualmente per strada, alcuni anni prima. Anche questa cominciò ad aggirarsi silenziosa nell’appartamento. Al mattino, quando mi svegliai, il marito di Fosca era già uscito. Avrei voluto sapere dove avesse dormito la sconosciuta. In cucina, incrociai più volte le due donne, sempre senza che ci si rivolgesse la parola. Andai in bagno, dove c’era un apparecchio alla turca. Mi occupai delle mie abluzioni mattutine e venni fuori dal locale sempre restando in silenzio. Le due donne e una terza più anziana che non avevo ancora notata, parlavano tra di loro ignorandomi. Erano pronte per andare fuori di casa: avevano indossato i cappotti. Ovviamente, sarei uscito anch'io. Sussurrai a Fosca: -Bisogna che parliamo per chiarirci. Mi rispose (le prime parole che mi rivolse): -Oggi a ... Verso le … Non riuscii a comprendere il luogo e l'ora. Camminai lungo il quartiere e arrivai in centro. La vidi camminare sotto un porticato, ma finsi che fosse la prima volta, come se fossero passati dei giorni dalla mia visita. Le dissi: -Mi fa piacere di incontrarti dopo tanto tempo. Rispose: -Ma se mi stai seguendo da ieri, sono stufa! Mi vergognai di me. Mi fermai da un fiorista e acquistai un'orchidea, poi iniziai di nuovo a seguirla. Passò all'asilo per prelevare il figlio. Tenendolo per mano, entrò nei giardini pubblici. Si accomodò in una panchina di legno verniciata in verde. Le sedetti accanto e, senza parlare, le porsi il fiore. Mi disse: -Sono i miei preferiti, lo sai. Si avvicinò e mi depositò un bacio su una guancia. Provai a prenderle una mano, ma lei si ritrasse: -No, solo quando faremo l'amore di nuovo. Anche stasera, se vuoi. -In casa tua? Mi sembra che ci sia troppa gente! -Andremo in cantina! Il bambino le chiese: Mamma perché vuoi andare in cantina? -Tutti vanno in cantina, almeno una volta l'anno. -Vai con l'ascensore? -Si. -La cantina mi fa paura. Mi dai la palla per giocare? Gliela dette e il bambino si spostò dietro la panchina, su un prato con l'erba rasata di fresco. Fosca si avvicinò e mi baciò sulla bocca, cercando la mia lingua con la sua: -Ti ricordi? Mi chiese. Poi: -Domani parto per le vacanze; andiamo in montagna, sulle Dolomiti. Si alzò, prese il bambino per mano e andò via, verso la fermata del bus. Provai a seguirla ancora, ma mi fece un cenno con la mano per invitarmi a starle lontano. Mi chiesi se alla sera sarei riuscito a ritrovare il suo condominio; ma pensai che Fosca non si sarebbe fatta incontrare, neanche dentro casa.
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