Durante il secondo dopoguerra, nella mia cara città natale, un’antica via di nome Pretoria, per lo più fiancheggiata da piccole e graziose case, vantava vetrine di negozi che facevano bella mostra di variegate e multiformi meraviglie…
Negli altri quartieri, i negozi erano pochi e assai modesti e quelli di giocattoli quasi rari e troppo dimessi.
La bottega più bella e fornita di balocchi ci attendeva proprio in via Pretoria, coi suoi ambiti articoli che, di solito, venivano solo ammirati e, poi, perdutamente agognati!
Infatti, per tanti bambini i giocattoli potevano essere pochi, modesti, e persino troppo pochi, invece per i pochi bambini privilegiati, i giocattoli erano rifiniti splendidamente, complicati a meraviglia e tanto numerosi, se non persino troppi!
Una notte ero solo, in via Pretoria, davanti ad una vetrina ignota ma tanto magnificamente multicolore e sfavillante… ospitava molti balocchi e balocchini d'oro, singolari e stravaganti, che al tatto emanavano lunghi tintinnii...
I miei giocattoli erano perlopiù immaginari… ma quella notte ne potei sfiorare e toccare tanti!... preziosi!... e quasi giocarci! Tra di essi spiccava la figura slanciata, fiera ed elegante d’un galletto, grande quasi come una mano adulta…
Con emozione ammirata lo toccai, e subito, tutt’intorno -come effusa da un'armonica a bocca- udii una strana e toccante melodia, colma di tenerezza, che si alternava o si aggiungeva al pianto straziante di un bambino disperato che pareva singhiozzare come per sempre abbandonato!... forse anche dalla vita!!
Mi volsi allora per cercare aiuto, rimedio o rifugio... ma dietro di me tutto era svanito!...
Ogni cosa era stata inghiottita dal buio più profondo, prigioniero di un silenzio implacabile!
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