Pubblicato il 20/09/2020 12:13:36
ATTESA PRIMA DI…
La fase dell’ attività di movimento, con tutte le sue manifestazioni, era finita. Adesso subentrava la stasi, la notte di quiete: breve ma lunghissima, tacita ma rumorosa. Popolata di ricordi recenti, di immagini che si sarebbero susseguite vorticose, accompagnate da interrogativi e dubbi accanto a convincimenti. Aveva considerato tutti gli ambiti in cui si esprimeva la vita sociale. Lo staff, preparato e battagliero, aveva favorito la stesura di piani e di programmi ambiziosi che tenevano conto di tutte le possibili variabili in campo. Pensava a quanto in quei mesi si era sentito vivo. A come la tensione verso la meta ambita avesse risvegliato l’assunzione di quell'ardore di cui aveva appreso negli anni del catechismo. Sentiva, quasi con tenerezza, di riprovare emozioni preadolescenziali . In un corto veloce si avvicendavano gli episodi della sua esistenza: l’infanzia avviata all'autonomia da parte della madre medico costantemente assorbita dalla ferrea turnazione ospedaliera, l’adolescenza immersa nell'impegno degli studi liceali e nella contemplazione dell’attività paterna, la giovinezza universitaria allietata dai soggiorni all'estero e soprattutto dall'incontro che aveva cambiato la sua vita. E poi, la carriera giornalistica, gli infiniti sopralluoghi nelle città nevralgiche del crimine e dei poteri occulti, degli scandali e dell’incuria. Aveva denunciato e denunciato, sottoposto all'opinione pubblica, rimarcato le enormità e le anomalie di ciò che non poteva essere accettato in una società civile: aveva partecipato a ripetuti dibattiti in televisione. Adesso si chiedeva, inevitabilmente, che cosa avrebbe deciso la maggioranza dei suoi conterranei. Se i consensi ricevuti, durante il cammino intrapreso, potevano essere considerati estensibili a tutto il territorio o se neppure l’appoggio degli imprenditori e del governo nazionale avrebbe dissuaso la massa dal marciare in quella direzione che, a volte, gli sembrava deterministicamente già segnata. Da una parte, si domandava se avesse continuato ad operare quell'eterna sfiducia che contraddistingue l’animo umano e dall'altra, se la possibile fiducia espressa sarebbe stata ben riposta, cioè se gli eventi e le contingenze seguite gli avrebbero permesso di soddisfare tutte le attese. In ogni caso, era certo del valore di ciò che aveva fatto: di quello in cui aveva creduto, per cui aveva lottato sottoponendo anche i familiari all'accettazione dell' inevitabile seguito.
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