Ho solcato i mari, come un gabbiano
disperato; acqua! Solo acqua; il sole che si spegne.
Il vento mi sospinse leggiadro sulle nubi;
angeli morti! Angeli esangui; una colomba trafitta.
Ho volato l’universo, come polvere cosmica
al macello; Nero! Nero di tenebra; La morte un diluvio.
Le stelle erano le lacrime di ogni pianto;
immersi in un’acqua nera! Il sussulto; la morte.
Ho parlato di ogni piano astrale o cosmico;
il sangue! Ferita atroce; languidi occhi che si spengono.
Una spada ha trafitto il mio cuore;
immerso nel sangue; le mie labbra zuccheri rossi.
Non v’è deserto che non conosca,
sterminio d’anime disperate, tormente
di sabbia dell’occulto, tomba millenaria,
cadaveri roventi, dolce tumulto.
Ah! I Cancelli! Il Giardino Segreto!
Il mio caro Giardino della Morte;
come prigioniero che chiede un po’
di pietà! La chiave…eccola! La serratura…aperta!
Il sogno che si libera leggiadro.
Le statue un tocco di vita, liberate
dalla morte; i bambini ridenti!
Usciti dalle madri chiamavano le stelle,
volevano nutrirsi dai seni dell’universo.
Volevano giocare un po’.
Ah! Basta tormento!
Voglio essere l’universo!
Un tumulto di sorrisi seducenti;
aria! Aria! Respiro sovente!
-Non mi basta! Non mi basta tutto questo!
La gioia eterna! Quella sì!-
Lontano da voi e dai falsi sorrisi,
lontano da voi, ma al cospetto del Re Cremisi.
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