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Il Re Cremisi

di Raffaele Vicenzi
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Pubblicato il 28/06/2018 19:23:25

Ho solcato i mari, come un gabbiano

disperato; acqua! Solo acqua; il sole che si spegne.

Il vento mi sospinse leggiadro sulle nubi;

angeli morti! Angeli esangui; una colomba trafitta.

 

Ho volato l’universo, come polvere cosmica

al macello; Nero! Nero di tenebra; La morte un diluvio.

Le stelle erano le lacrime di ogni pianto;

immersi in un’acqua nera! Il sussulto; la morte.

 

Ho parlato di ogni piano astrale o cosmico;

il sangue! Ferita atroce; languidi occhi che si spengono.

Una spada ha trafitto il mio cuore;

immerso nel sangue; le mie labbra zuccheri rossi.

 

Non v’è deserto che non conosca,

sterminio d’anime disperate, tormente

di sabbia dell’occulto, tomba millenaria,

cadaveri roventi, dolce tumulto.

 

Ah! I Cancelli! Il Giardino Segreto!

Il mio caro Giardino della Morte;

come prigioniero che chiede un po’

di pietà! La chiave…eccola! La serratura…aperta!

Il sogno che si libera leggiadro.

Le statue un tocco di vita, liberate 

dalla morte; i bambini ridenti!

Usciti dalle madri chiamavano le stelle,

volevano nutrirsi dai seni dell’universo.

Volevano giocare un po’.

Ah! Basta tormento!

Voglio essere l’universo!

Un tumulto di sorrisi seducenti;

aria! Aria! Respiro sovente!

-Non mi basta! Non mi basta tutto questo!

La gioia eterna! Quella sì!-

Lontano da voi e dai falsi sorrisi,

lontano da voi, ma al cospetto del Re Cremisi.


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