Fra la pioggia e la solitudine allungai la voce verso occhi loquaci di donna, tesori ovali d’un volto.
Aveva già un uomo sul contratto, ma mi disse: “A domani!”
Bene, bene… pensai, inseguendo la fuga delle sue labbra frementi.
La dama scomparve, e i suoi passi echeggiarono a lungo nelle mie speranze…
Ma quando i beffardi furono beffati e le crudeltà assalirono i malvagi, scoppiò una gran rissa che si riversò su di me. La zuffa furiosa significò spalle squarciate, brandelli di uomini appesi ai muri, occhi chiusi per sempre.
Un cuore mi suggerì di non sperare. Tuttavia potevo figurarmi di salire sui pini, vestirmi di fiori e di erbe nuvolose, o cadere mille volte senza toccare il suolo…
E ancora scorgevo la bimba che ha amato la culla dove la notte era un angelo.
Il pensiero era lì, col suo triangolo sul naso, nascosto dalla mia giacca in un perpetuo accovacciamento.
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