Nella casa di periferia di una graziosa città di montagna, dove, di recente, era morto l'illustre dottor Clantini, ci fu un lungo periodo di ignote luci notturne, che se ne stavano dietro le poltrone, come appartate e assorte...
Erano luci variegate ed eleganti, un po’ nomadi, di solito fulgide e come estroverse o tenui e come introverse... a volte in preda a torvi incupimenti…
Invece, una mattina, di prim'alba, sotto il mio letto, scorsi una luce, come di lampada, che servisse a qualcuno per leggere… la cosa mi sembrò un po' buffa ma anche inquietante… evitai, allora, di chinarmi per dare un’occhiata, e preferii gettare un indumento contro quella luce che, però, all’impatto, si spense.
Per qualche minuto, tutto rimase tranquillo, come se si trattasse di un fatto irrilevante... ma, poco dopo, qualcosa di bruno e di tetro, simile ad una cupoletta, cominciò, lentamente, a levarsi, all’altezza dei piedi, in fondo al letto…
Non feci in tempo a stupirmene che me la ritrovai a fianco alla testiera, ma, invece della cupoletta, fui al cospetto di una bella giovinetta, ritta e altera, in gramaglie di pizzo, col capo ricoperto di un ampio velo scuro.
Come per scusarmi o per salutarla, la guardai in viso... ma in risposta mi lanciò uno sguardo di crudeltà implacabile!
Allora, un terrore smisurato mi chiuse a lungo gli occhi... e quando trovai il coraggio di riaprirli, la giovinetta era scomparsa!
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