Gli imprevisti più belli hanno spesso forma di banalità.
Eccomi qui, in una calda giornata di inizio settembre. Il vento non è che una leggera brezza e rende la temperatura piacevolmente mite.
Mi hanno pregata e alla fine ho ceduto. Una mattinata al mare con le mie zie. Non il top della vita mondana, non argomenti di conversazione di mio completo interesse, ma il mare è sempre il mare… ed ho accettato.
Lascio la borsa, monto io l’ombrellone; sono la meno anziana del trio. Tolgo il vestito, mi lascio coccolare della mani di una delle mie zie e mi lascio spalmare la crema solare sulla schiena. Quasi un massaggio.
Mi siedo sul lettino che ho portato e cerco il mio libro.
“Non vieni in acqua?”
“No, prima leggo un po’.”
E resto lì, meravigliosamente sola, con lo sciabordio delle onde nelle orecchie e il venticello sul viso.
Apro il libro e riprendo da dove avevo lasciato; non mi entusiasma granché, ma ormai l’ho iniziato e sono curiosa di conoscere la fine della storia.
Passano forse dieci minuti quando un rumore nuovo mi fa alzare lo sguardo e voltare la testa. Una bicicletta.
Il proprietario è un ragazzo; scende e la posa alla meglio vicino ad un muretto basso che divide la strada dalla spiaggia quindi tira dritto davanti a sé, posa uno zaino sulla sabbia, ne tira fuori un asciugamano e mette dentro la maglietta che indossa. Con mia sorpresa tira fuori anche un libro e si dirige, senza guardarsi intorno, verso uno scoglio che sembra fatto apposta per sedersi.
E lo fa, si siede e senza troppi preamboli, con i piedi a mollo, inizia a leggere il suo libro.
Lo osservo incuriosita, con un mezzo sorriso sulle labbra. Quale rarità vedere un ragazzo solo che si siede su uno scoglio e si mette a leggere?
Che bello.
Cioè, che bella cosa. No so stabilire se lui è bello oppure no, non è un dettaglio importante.
Che bello… chissà se la storia lo appassiona, lo commuove, lo fa sospirare o arrabbiare. Chissà se non vede l’ora di finirlo o se, come me, lo sta leggendo un po’ forzatamente. Chissà se si “infila” nel libro, come faccio io e si fa trasportare perdendo il conto di tempo e spazio o delle persone che lo circondano.
Mi riprendo.
Ritorno anch’io sulle pagine del mio libro. O almeno ci provo. Stranamente, diventa difficile concentrarsi. Passo i successivi cinque minuti a rileggere la stessa pagina. Il ragazzo, invece, sfoglia tranquillamente le pagine del suo libro.
Mi alzo. Vado a bagnarmi il viso. Lo osservo ancora, con la coda dell’occhio. Ha gli occhiali scuri e la testa china. Le spalle, molto ampie, sono leggermente curve per via della posizione non comodissima. Ha delle braccia possenti, noto, ma non in maniera sproporzionata; o almeno, così pare. Non distoglie il suo sguardo, non riesco a distrarlo. Sono curiosa di vedere meglio il suo volto.
Niente.
Ritorno a sedermi.
Altri dieci minuti, poi chiudo quel maledetto libro. Proprio non riesco a leggerlo.
Decido di raggiungere le mie zie, vado in acqua. Chiacchiero, mi distraggo, sorrido; quando ritorno, lui è ancora lì, ancora col suo libro tra le mani.
Prendo il mio asciugamano, mi siedo. Passo il tempo tra poche chiacchiere e il telefono. Poi il ragazzo finalmente si alza. Ritorna indietro, mette il libro al suo posto e toglie gli occhiali. Ritorna al mare e si tuffa senza preamboli. Nuota, per pochi minuti, poi ritorna; prende fiato restando fermo un po’, poi esce e va verso l’asciugamano rimasto sullo scoglio.
Io faccio il possibile per non dare a vedere che lo osservo, ma non so se funziona. In ogni caso, se l’ha notato, non lo da a vedere. E allora penso che non conta per lui quello che lo circonda… me ne sto buona nel mio angolino.
Questo penso.
Poi ripenso alla mia vita fino ad allora. Al fatto che ho sempre lasciato scorrere gli eventi senza prenderne parte… ripenso alla promessa di cambiare…
‘Fanculo’ penso. Mi volto verso di lui.
“Sono curiosa… che libro è?”
Il ragazzo si volta e lascia passare qualche secondo prima di rispondere, incerto sul fatto che òa mia domanda fosse rivolta a lui.
“Riccardino.”
“L’ultimo romanzo di Camilleri su Montalbano… lo leggerò anch’io.”
“L’ultimo romanzo di Camilleri. Punto.”
“Ma no, chissà quante cose avrà scritto e conservato...”
La semplicità si trasforma facilmente in meraviglia, basta fare un passo in quella direzione.
Posso raccontarvi che una discussione su Camilleri è diventato un dibattito sul campanilismo delle persone del sud; posso raccontarvi che forse anche lui aveva notato che il mio libro non era troppo avvincente…
Posso raccontarvi che…
Ma non lo farò. Questa storia non è ancora stata scritta.
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