Per i tuoi vent'anni, Esterina,
Riprendo vecchie parole,
Ripeto nomi che già sai.
Ti minacciano i venti autunni,
Dice il Poeta,
Che a settembre sembrano seta
E in seguito vetroresina:
Ma ancora indossi le vesti
D'estate gitana, e beffarda
Ancora adusta t'innesti
Nel paesaggio di perle ed ambra,
E già prometti il ritorno di Aprile
A chi ti guarda.
Forse tu temi la dubbia dimane
Ma non lo dici, resti
Come lucertola sul masso brullo
A raccogliere gli ultimi raggi
D'estate, gli ultimi refoli
Di calore, prima che arrivi
La mia stagione. Mi omaggi,
Fragile afflato di flauto traverso,
Del suono dei tuoi venti estivi,
Ed è un suono diverso.
Al tuo vïaggio, Esterina novella,
Non sia d'impiccio la paura,
L'ignoto, il domani.
Come già fai, anima bella,
Incedi: vola, con le tue mani
Protese, sospeso il cuore.
La saggezza dei vent'anni è più pura,
Quand'anche meno esatta.
Perché non sei Esterina, non ignori
La grigiorosea nube,
E ti manca il crollare di spalle.
Ecco ciò che ti affina
A me, che non sono Montale,
Ecco perché sono in grado,
Io, vecchio strambo mortale,
Di avvicinare la tua forma divina
Anche quando t'abbatti tra le braccia
Del tuo grande amico,
Il mare che t'afferra.
Perciò riesco a seguirti ovunque
Anche quando rimango a terra.
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