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Epopea di Israele

di Franca Colozzo
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Pubblicato il 19/05/2018 20:18:24

Nessuna descrizione alternativa per questa immagine

 

EPIC OF ISRAEL

 

The war song rises

of a soldier ...

On the esplanade of the mosques

the thrown stones hiss.

It does not stop in the air

the Intifada,

the throng takes your breath away

among the blacks דשק dashek,

raven wings,

between moans and blood.

 

He mourns Israel,

she is alone in her tears:

dragons parade,

the unicorn was lost in flight.

It is mixed with sadness

each face ... As one

silent mask advances

the hell.

But inside the soul, you don't play,

only desolate songs rise,

screams and shouts

on the esplanade of the children of Israel,

on the plain that binds the peoples

forged by destiny:

Jews, Muslims, Christians,

stripped of age-old roots,

tired of blood.

 

Did God want this?

This slaughter of human bones,

of rituals, of merciless executioners?

This God wanted

who hid her face in the sky

and he disappeared forever

from the earth?

In the name of God

how many brutalities!

How many evils!

But who invented it

this cruel God?

Who sacrificed lambs

for such a demon?

What cowardice! The man,

in the name of a God never seen,

kills another man,

that he touches with his hand

and he commits suicide in the mud from which

was generated,

little clay man!

 

The singing gets louder,

tightens a lump in the throat,

shouts a hoopoe,

the night is near.

Wake up, O man!

Wake up and march,

don't stop.

In the name of who, of what

you've killed?

I mock fate

who chose you as ruler,

the experiment of a God

possessed who forged you.

He kneaded your limbs with mud,

but of your animal nature

did not forgive the memory,

did not correct the grip

venomous snake.

 

Wake up, O man!

Walk the path of the soul

that you have lost in the meanders

of time, of the soul conquered by fire

of hell, you who from the underworld

every day you go up

to bring weeds to the earth.

Drink the bitter cup,

now that you have the knowledge,

emerge from the bottom pit

and purify your limbs,

now that you know!

 

 

 

S’alza il canto di guerra

     d’un soldato…

 

Sulla spianata delle moschee

sibilano le pietre lanciate.

Non s’arresta nell’aria

 l’Intifada,

toglie il fiato la calca

tra i neri דשק dashek,

    ali di corvo,

tra gemiti e sangue. 

 

  Piange Israele,

è sola nel suo pianto:

  sfilano draghi,

si è perso in volo l’unicorno.

Di mestizia è impastato

ogni volto… Come un’unica

maschera silente avanza

  l’Inferno.

Ma dentro l’anima non suoni,

solo canti desolati si levano,

 urla e strepiti

sulla spianata dei figli d’Israele,

sulla spianata che lega i popoli

dal destino forgiati:

ebrei, musulmani, cristiani,

spogli delle radici secolari,

stanchi di sangue.

 

Voleva questo, Dio?

Questo macello d’ossa umane,

di rituali, di carnefici spietati?

Voleva questo quel Dio

che la faccia nascose nel cielo

e scomparve per sempre

dalla Terra?

In nome di Dio

quante efferatezze!

Quanti mali!

Ma chi ha inventato

questo Dio crudele?

Chi ha sacrificato agnelli

per un tal demone?

Che viltà! L’uomo,

in nome di un Dio mai visto,

uccide un altro uomo,

che tocca con mano

e si suicida nel fango da cui

è stato generato,

piccolo uomo d’argilla!

  

Il canto si fa più forte,

stringe un nodo alla gola,

grida un’upupa,

la notte è vicina.

   Svegliati, o uomo!

Svegliati e marcia,

non t’arrestare.

In nome di chi, di cosa

hai ucciso?

Beffardo il fato

che a dominatore t’elesse,

esperimento d’un dio

invasato che ti forgiò.

Impastò di fango le tue membra,

ma della tua natura animale

non perdonò la memoria,

non corresse la morsa

velenosa del serpente.

 

   Svegliati, o uomo!

Percorri il sentiero dell’anima

che hai perso nei meandri

del tempo, dell’anima vinta dal fuoco

dell’inferno, tu che dagli inferi

ogni giorno risali

a portar zizzania sulla terra.

Bevi il calice amaro,

ora che hai la conoscenza,

riemergi dal pozzo fondo

e purifica le tue membra,

ora che sai!

 

 

 


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