Ora Zefiro spazza le ombre fosche
che la nebbia raduna sopra i monti
il sole dorme dietro la collina
e in ciel la luna splende tra le nubi.
A lei mi spinge che sta fornicando
dietro un PC delizie promettendo
la vedo nuda con i seni al vento
ormai sempre più flaccidi e cadenti.
Inganna un merlo, finge di godere,
ci crede quel meccanico gaudente,
vecchio esaurito e mezzo debosciato.
Se stessa inganna e chi un dì l'ha amato,
e lei lo sa che sta fingendo e mente
simula amore sol per compiacere.
Di tanta foga cosa poi rimane?
Un assordante gracidar di rane.
Salvatore Armando Santoro
(Donnas 17.5.2018 – 23,54)
Sonetto ritornellato in versi semi liberi...comunque rispettando sempre la metrica.
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