Pubblicato il 15/02/2020 01:33:07
Tratto dal romanzo IL RICHIAMO, Oceano Edizioni, 2017
(…) Corsero a casa, tenendosi per mano e fermandosi ad ogni passo a scambiarsi un bacio, che non era mai l’ultimo, mai sazi di mangiarsi le labbra, di berne la felicità condivisa, ancora, a piccoli sorsi. Non si erano accorti di quanto fosse tardi, il tempo era scivolato in fretta sulla pelle nuda, avida di carezze. Lucrezia rimediò il sermone furioso del padre, rientrato prima di lei, disinteressato all’andamento dei festeggiamenti in cui versava la città. Festa o non festa, i suoi figli alle 22,00 dovevano trovarsi sotto il suo tetto. Si cenava tutti insieme, un rito a cui nessuno doveva mancare. Si apparecchiava per tutti e non voleva ascoltare ragioni di sorta. Balbettando parole di scuse, corse a chiudersi in bagno, per evitare altre ripercussioni. Rimase inebetita quando, un rivolo di sangue si mescolò alle urine, tingendole di rosso. Fu colta da un attimo di panico, le pareti sembravano ruotarle attorno, catapultata d’improvviso in una realtà da cui non si torna più indietro, e a cui cominciò ad aggrapparsi per dirsi che sarebbe andato tutto bene. “Era così che andava”, lo sapeva per certo, non doveva temere nulla; era tutto normale, sempre uguale da millenni. Lo aveva capito Maria prima di lei, la madre di Maria e la madre di ogni donna. “Era così che doveva andare.” Ora era davvero la donna di Peppino, per sempre. Quel rivolo rosso, che non accennava a fermarsi, la spaventava e inorgogliva allo stesso tempo, a testimonianza di un sigillo carnale che completava l’appartenenza al suo piccolo uomo. Si raddrizzò, fiera sulle spalle. Era ciò che voleva, sentirsi sua. Un giorno, al più presto, si sarebbero sposati, appena lui avrebbe potuto. Glielo aveva promesso pochi minuti prima, glielo aveva ripetuto tante volte, tra le sue orecchie, la sua bocca, i suoi seni. Il battito le divenne più regolare, si impose lunghi respiri. Tirò fuori un pannetto dall’armadietto dei medicinali, (in cui c’era di tutto tranne le medicine) se lo sistemò in fretta tra le gambe, quasi qualcuno potesse vederla e rientrò in soggiorno, dove i suoi l’attendevano già a tavola, ostentando una sicurezza che non aveva. Addosso, la sensazione che potessero accorgersi del pannetto nascosto tra le pieghe della pelle e penetrare la sua intimità di donna, appena abbozzata. Loro non avrebbero potuto capire. Non tradì il suo tremore e la debolezza che sentiva nelle gambe, molli come burro. Il profumo dell’origano fresco invadeva la stanza, come l’incenso nelle chiese. Finse di concentrarsi sulle bruschette da imbrattare con i pomodori, sbucciando fave fresche che accatastava nel piatto, dimenticando di mangiarle. Aveva ancora in bocca il sapore delle sue labbra.
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