Anima in pena che ti sei smarrita
che la mia vita un giorno hai tu sconvolto
capir dovevo ch'eri un po' partita
ma la serenità ormai m'hai tolto.
Penso che quel Vereto la mia vita
dal tratturo sereno abbia distolto
trascino mente e corpo da eremita
più non mi sento un uomo saggio e accorto.
E non v'è quiete dopo la tempesta
non spunta in cielo più l'arcobaleno
solo l'aridità nel cuore resta
e un uomo vinto calca quel terreno
dove le zolle senza fiori pesta
e la cicuta con il suo veleno.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 12.1.2018 – 20,16)
Sonetto
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