ora che mostro viso e braccia aperte
s’accendono i corpi le voci
più libero il pianto più intense le carezze
apro armadi nel petto e
vado per salti
dimentico zaino zavorra
virgole punti de-finizioni
tanto so che l’altrove
mi tiene d’occhio e
dorme la mia bambina delle meraviglie
ancora irrubata dal mondo
intatta nel suo pianeta
cosa devo farci io con questo spudorato pianeta
cosa devo farci con il terribile che infuria
con le solite frasi il solito sgomento
con quella spes ultima illusione
cosa devo farci pure con la poesia
tanto so che la nave
sta trascinando al largo
nel muto acquario dove ci ritroviamo
come all’origine nudi
finalmente originali miseramente
splendidi nel nulla
muto questo mio periplo domestico
insonorizzato
chilometri
scrivania-balcone balcone-scrivania
scavati
sperando in un sisma una deflagrazione
muri
per voce sola o
murales alla luna
solo questi compagni ho nella città
pure nel tratto
dalla stanza inquieta del sonno
alla porta del figlio do not disturb
nel solco affondo mi sorreggono
il quaderno e i gerani
insieme resistiamo ai miasmi
nella stanchezza di fiorireoffrire
segni un brancolare di mani di rami
mentre scolorano
il mio inchiostrosangue i petali
materia di giganti
A passi lunghi si muove la gigante
Dovrebbe piegarsi per passare dalle porte
Lo so, dovrei piegarmi per stare sotto il tetto
La notte mi ha preso sconfinata
Carmen Boullosa
non so se materia di giganti
quest'altitudine che raggiungo in sogno
fluttuando su cuscini d'aria
e sono altissima rarefatta sola
sull'orizzonte sterminato muto
a nuoto fendo le nubi annaspo
nell'orrore del vacuo ma non precipito
ché il corpo insegue sincronico
un battere d'ali in stormo
canto su note percussive fusa nel coro
nell'intesa si vola
rallento resto indietro mi dispero
mi sfugge la giusta rotta
la manovra di atterraggio
sotto di me ingigantisce d'amore
la madre
mia serena vertigine mia quiete
inarrivabile raggiunta
solo per schianto
[ da Andare per salti, Arcipelago Itaca ]