Pubblicato il 15/03/2008
Una raccolta di poesie che si legge volentieri, come sfogliare un libro fotografico. Piersanti è nato a Urbino nel 1941 ed è abile maestro della parola, usa un linguaggio pulito, deciso, sminuzzato in versi brevi e nitidi come i paesaggi che va descrivendo con l’intensità emotiva che si addice a un poeta che ha vissuto nell’immediato dopoguerra la sua infanzia e ha visto tramontare il Novecento con il suo carico di ricordi lieti o tristi. Nelle sue poesie vi è la luce di una campagna intrisa di vita, di memorie personali in cui le trasformazioni stagionali ed emozionali vengono narrate con arte di parole suggestive e dovizia di particolari. Un libro che trasporta in un mondo genuino fatto di vento e sole, nuvole e nebbie, erbe e fiori, animali e persone, odori, sensazioni, affetti e passioni. Un libro candido in cui il poeta rivela di sé qualcosa di veramente personale, tanto da lasciare allibiti, in alcuni passaggi, della sua sincerità e capacità di mettere a nudo i propri sentimenti senza il timore, con ciò, di esporsi al “pubblico ludibrio”. Una poesia agreste tra i cui versi riecheggia un gradevole stile leopardiano. Riportiamo alcuni versi di una poesia che ci ha particolarmente colpito e che riassume, a nostro avviso, nella parte finale, il coraggio dell’uomo e la vocazione del poeta chiamato a vedere, oltre l’oscurità e l’ignoto, la verità sottesa dagli eventi e dal cosmo: “mai c’è stata una notte / tanto scura, / vedi sull’aria nera / conficcate le stelle / fitte più dei papaveri / tra il grano / e sono enormi e gialle / accese come la ginestra / […] / quel giallo che trabocca / nel verde maggio // […] /e il vento fece un ponte / lunghissimo, di rena, / e spesso, così spesso / che ci cammini sopra, / salirono le bestie / di corsa su nell’aria / e pochi uomini / e donne, / nessun spavento ferma / chi nasce per vedere / […]”.
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