Dove, dov'è, la vita?
Come radice d'una ginestra morta
che dal fuoco risorge e i butti getta
di fiori gialli colora la collina
dove la brace ancora fumo esala.
Vita noi siamo, esuli e romiti,
vita noi produciamo nel silenzio
versi sublimi che come vino
nel tino fermentano silenti
gioia ci danno poi attraverso il tempo,
che in noi non muore,
e se il sole scioglie la brina
una rosa rossa dalla patina opaca poi compare.
Oppressi fummo,
la nostra vita compressa al conformismo
piegata come arbusto lungo il colle
poi che la lava incandescente spiana,
la nostra vita di nuova vita esulta
e il tempo, e il fato, nulla potrà usurare.
Come radice, al fuoco preservata,
rinascerà sulle nudi pendici,
il verde cancellerà le ceneri nerastre
e nuove fioriture, ed api e insetti
ancora voleranno tra quei fiori,
feconderanno quel che credi estinto
nuova vita germoglierà dov'era morte,
anche se dura e amara ancor sarà la sorte.
Oh, pellegrino, che all'avello indugi,
non leggere il mio nome ma il pensiero
scava dentro quell'ossa frantumate,
in quel teschio senza volto e senza vista,
quell'anima ricerca ch'è fuggita
che solitaria vaga e al sol distende
versi che volteggiano agli alisei costanti
come bianche farfalle,
solo parole disperdono che nessuno coglie
parole che chi vuol senso raccoglie.
Salvatore Armando Santoro
(Boccheggiano 29.11.2017 – 18,09)
Il dipinto di Giacomo Leopardi, tratto dalla maschera mortuaria del poeta, è del pittore Domenico Morelli ed è quello più vicino all'aspetto reale del poeta negli ultimi anni della sua vita.