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Al mercato della frutta

di Lorena Turri
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Pubblicato il 14/10/2009 10:34:36

Quando si prende una decisione si prova un gran senso di soddisfazione verso noi stessi tradotto in un compiaciuto sorriso che si congela sulle labbra.

Oggi ho deciso di andare al mercato della frutta con il mio congelato sorriso e, durante il tragitto, ho accarezzato un cane, ho fatto i complimenti a un bambino, ho salutato, agitando la mano, un automobilista, ho distribuito “buongiorno” ai passanti e… finalmente eccomi arrivata!
Quanta frutta! Ce n’è per tutti i gusti, compreso l’imbarazzo della scelta!
L’imbarazzo della scelta!
Quell’imbarazzo, proprio quello che, all’improvviso, ha sciolto il mio sorriso vestendo di delusione la mia precedente soddisfazione poiché, quando si decide di andare al mercato della frutta, bisogna anche aver deciso, prima, quale frutta si vuole comprare e perché.
Come intontita tra le cassette di frutta, mi son detta:

“Compro le mele! Sì, le mele. Una mela al giorno toglie il medico di torno… Mah, sarà poi vero? Ho visto tanta gente ingozzarsi di mele in sala di attesa.
Compro le pere.
Certo che troppe pere, almeno su di me, producono uno strano effetto collaterale tale da farmi perdere un sacco di tempo al bagno. Allora compro le banane, che fanno l’effetto contrario!
No, troppo contrario, meglio le arance!
Sì, le arance, ricche di vitamina C, ottime per le spremute che al mattino ti danno la carica come quella delle automobiline che si trovano negli ovini di cioccolato che, percorso un metro, si fermano. Non posso mica farmi una spremuta ogni metro della mia giornata, arrivata a sera travaglierei di arance!
Compro le fragole, ma soltanto una vaschetta che troppe fragole mi fanno venire l’orticaria.
Uhm, meglio non rischiare e buttarmi sul kiwi, anche se non mi piace.
Non capisco perché dovrei comprare un frutto che non mi piace… sai cosa faccio? Non compro niente e torno a casa!
In fondo anche questa è una decisione seppure annulla la precedente, ma il tempo che è intercorso tra la prima e quest’ultima non è stato tempo sprecato bensì un’utile, benché esasperante, riflessione per capire che una decisione a metà ti lascia col carrello vuoto che è come un carrello troppo pieno, qualora avessi deciso di comprare tutta la frutta del mercato per non farmi mancare niente… e sul “niente” non sto qui a ragionare!”

Ora, con il mio carrello vuoto, procedo a ritroso e, durante il tragitto, accarezzo un cane, faccio i complimenti a un bambino, saluto con la mano un automobilista, distribuisco “buongiorno”.
Mi volto per un attimo e, con stupore, vedo dietro di me una lunga fila di gente con i carrelli vuoti, con i sorrisi scongelati e la testa china. Mi viene da dir loro:
“Ehi!, non rabbuiatevi, ci riproveremo domani! Può essere che domani troveremo un frutto nuovo, che ci invoglierà e che determinerà la nostra decisione.
Quel frutto che non abbiamo ancora assaggiato perché cresce sull’albero della semplicità!”

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