Scivola la voce nel dire, nel non dire
di vocali e consonanti
accarezza soggetti e desinenze
romanza sinonimi essenziali.
Aggiunge verbi, sopprime articoli.
Accantona gli aggettivi nello sgabuzzino
e striglia i congiuntivi arrotolati sulle dita.
Rimescola gli avverbi coi pronomi
in un valzer che sa d’amore e luce.
Scorre sulla lingua il tempo,
fa luce al desiderio, ripiega l’ombra
ed è concetto
idea
soluzione ultima
esaltazione.
È poesia.
*
La mia vita è un quartiere sgombro ingoiato dal silenzio,
landa genuflessa senza lavori in corso e strade parallele
abitacolo sventrato con abiti dismessi, impolverati
e quelli ancora nuovi già invecchiati.
Ho traslocato mille volte da me stessa,
e sempre son tornata, con rime mal cucite
e un Golgota sedato dentro al cuore.
Taccio per uniformarmi allo sgomento
rivestire i luoghi
svuotare due bagagli.
*
È immerso nella nebbia il letto,
pane dimezzato in un sorriso senza varco.
Sognare mondi infermi è pazzia
restare in equilibrio sopra i tetti è follia.
Mi industrio a ricoprire lembi,
cucire pelle con mastice e saliva,
nascondere capelli bianchi e ruggine.
Eppure sono ancora io in quello specchio,
deforme e concava è perfino la mia ombra:
lamina essiccata divenuta tana.
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