SUOLO PUBBLICO
La stazione ha mantenuto l’aspetto consueto, salvo qualche ampliamento con l’aggiunta di una fontana nel piazzale d’accesso e di un cippo dedicato ai caduti dell’ultima guerra.
All’interno lo sportello della biglietteria è malamente sprangato, le veneziane abbassate sono piegate in diversi punti.
Nell’atrio due macchine elettroniche forniscono indicazioni, anche vocaliche, per erogare i biglietti.
Ne fanno uso soprattutto gli studenti e gli immigrati diretti ai capoluoghi o a qualche centro posto sulla linea.
Caterina esce sul marciapiede che costeggia il primo binario e nota la desolazione delle erbacce che si allungano contro i bordi delle pensiline. Da studentessa, quando vi aveva sostato , il suo occhio era caduto sui sassi sempre bianchi di calcina adagiati fra le traverse dei binari.
Adesso la stazione ha addosso quel viluppo di abbandono da periferia disagiata, anche se appartiene ad un centro del Nord ,abbastanza importante per storia ed economia.
Lei scriverà al sindaco per segnalare la cosa e darà una stoccata alle diverse iniziative che punteggiano le estati in piazza.
La stazione, priva della dovuta cura, contrasta con spettacoli e incontri: c'è apparenza di avvenuta crescita culturale nella mera prospettiva del pour parler.
Il sindaco informerà una risposta con una frase del tipo: “ mi preme farle sapere che la cura delle stazioni è di competenza di RFI e perciò l’amministrazione comunale non può intervenire direttamente...”.
E’ sempre così: se non compete all’Ente, l’Ente non risponde.
Caterina, mentre aspetta il treno fra i pendolari , ripensa al sagrato del duomo di Messina, visto pochi giorni addietro: pieno di cartacce e bicchieri di plastica rotolanti sui lastroni di pietra.
Nè il prete del duomo, nè il cameriere del locale di fianco, nè l’ambulante della bancarella appresso, nè il tecnico, che deposita le casse per lo spettacolo della sera, provvedono a spazzare l’immondizia urlante sotto i piedi del turista con la digitale in mano.
Caterina pensa nel profondo che nessuno considera il suolo pubblico come bene proprio.
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