Avanza l’estate ma non la assecondo,
non gioco, non voglio godere del mondo.
Son qui che rifletto, che penso alla vita,
come ogni poeta, tocco morte con le dita.
La rima è imperfetta in questo momento,
poiché del poeta segue il suo sgomento.
La metrica è confusa nell’anomala poesia,
mi perdo tra le lettere, non trovo fantasia.
Osservo un ombra che furtiva si avvicina,
nera, sopra il muro, bisbiglia una vocina.
Son desto, sono pazzo, ancora non lo so,
la vocina mi saluta, poi tace per un po’.
In questa situazione, di folle calma surreale,
avverto quel profumo, brezza fresca dal mare.
Arriva da lontano, il caldo vento la trasporta,
la voce mi sussurra: “Corri, apri quella porta”.
Spalanco la veranda, la luna piena mi saluta,
mi volto e noto l’ombra, mi segue, resta muta.
Mi chiedo se è uno spirito notturno o chissà cosa,
mi dice “quella luna, nasce, muore e mai riposa”.
Avverto un buon profumo, è molto delicato
riaffiora come un sasso un ricordo dal passato.
Sorrisi, scherzi, gioie, anche lacrime salate,
parole che feriscono come le bastonate.
“Sorridi al tuo dolore”, mi implora l’ombra nera,
e aggiunge: “sai la gente a volte e troppo lusinghiera”
Avverto una carezza, non vedo quella mano,
la luna e testimone e mi sorride da lontano.
Svanisce l’ombra in un istante, il vento si è placato,
rientro in casa calmo, stranamente confortato.
L’animo è tranquillo anche se chino e lacerato,
rifletto sul dolore, come mi è stato consigliato.
Alcune muse ispiratrici avevano corpo come fata,
la mia è un’ombra nera, dal dolore generata.
(Mario Contino)
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