In te
In te riscopro la mia energia,
forza da non confondere
con gesta ribelli, mai compiute.
Promesse si consolidano,
crescono inesorabili,
disattenderle non mi sarà concesso.
In te vorrei affrontare i timori
per selezionare il passato,
molteplice nei suoi volti,
per donarti solo i volti
che desidero concedermi.
Il potere della poesia
Raccontare la realtà nei versi;
un gioco, se ne sono capace
voglio dedicarlo a te,
per rispetto al tuo risentimento,
per le fatiche della tua mente
riversate nelle braccia stanche
a costruire la tua realtà,
aspirazione si compie in parte,
ma nel tuo cuore restano ferite
da sanare. Le guarirei
per saperti disteso nell’abbandono.
Ti regalerei il bene,
pregio estraneo al pensiero comune,
te lo darei per la nostra
lieve amicizia, posta nei rituali consoni
all’uomo retorico,
ma lo farei senza esitare
e ti chiederei se ha un valore
questo stimolo di civiltà,
emozione da provare, spartire
con l’uomo retorico degno
di versi capaci di sedare
lo spirito irruento, alla sera,
quando la varietà dei poeti
riflette sotto gli ultimi
respiri del giorno.
Stefano
Cullato dall’attesa,
cellula cresciuta
nel corpo amato,
il pensiero di te
scalda il flusso del mio sangue,
freddo nel quotidiano
succedersi degli eventi.
Sogni, ti svegli ribelle
costretto nel grembo,
prigione inconsapevole
del ciclo della materia,
si plasma lenta e senza traumi,
assume l’originalità
della tua figura celata.
E mentre prende forma
la concezione della tua esistenza
nella mia mente confusa
i fantasmi si librano,
pause senza limiti di tempo;
i fantasmi portano domande
a cui non vorrei più
concedere turbate risposte.
Pochi versi
La brevità della poesia
appaga i sentimenti,
profondi padroni dell’anima
chiedono di esprimersi.
Pochi versi per narrare
il piacere, il rimorso,
che non consentono al cuore
di abbandonarsi a se stesso,
simili sono nel logorare,
impietosi nella loro intensità.
La brevità della poesia
mi concede la pace
se dipingo con le parole
la tempesta dentro di me.
Insieme
Il tuo viso immerso nel sonno,
lo guardo e ho piacere
dei suoi lineamenti severi
nel delineare la tua bellezza.
Il tuo corpo lo avverto vicino,
lo accolgo nell’intimità
tra desideri e rimpianti.
La mente nel dormiveglia
si difende da impetuosi aggressori,
esaltano la coscienza, li avverto
nel carattere di pensieri reconditi,
ma il tuo respiro mi invita al riposo
dettato da un corpo senza energia,
provato dalla nostra esistenza
unica nell’unione fisica,
nel bisogno di compenetrarsi
anche nel sonno.
Ritorno
Parole sofferte
nella timida falsità
della tua voce umiliata,
tu la detesti nel sottoporla
a ridicoli rituali sonori
ripetuti nel trascorrere
delle stagioni gettate, sprecate.
Sei tornata per scuotere
le mie giornate per te retoriche,
senza bagliori nella speranza,
vana hai chiamato
per riesumare la gioventù
che ho voluto offuscare;
il calore che avevi preso disonesta
era gelo da cui l’estate della vita
mi ha scaldato.
Sei tornata per sentire
il gelo che ho nel petto per te,
è vano sperare di scioglierlo.
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