LA LINEA MERIDIONALISTA DELLA POESIA, IN ANTOLOGIA
Sembra che la poesia all’inizio del secondo decennio del XXI secolo stia rinascendo dalle ceneri del Novecento come l’araba fenice. Dopo un periodo di stagnazione e di incertezza canonica, annichilata nel non-senso della post-modernità, oggi pare che la poesia e il soggetto lirico stiano riprendendo forma e sostanza. Il canone è diventato un problema imprescindibile per chi si occupa di poesia e anche il lettore ha bisogno di una guida per riuscire a orientarsi nell’infinità di libri che vengono pubblicati. Ecco perché in questi ultimi tempi stanno uscendo numerose antologie di poesia. Tra queste vi è il volume “Frammenti imprevisti”, curato dal poeta e critico napoletano Antonio Spagnuolo, che è appena uscito nelle librerie. Sono oltre cinquecento pagine di poesia che si lasciano sfogliare e leggere e assaporare con un tratto “simpaticamente godibile”, come afferma Spagnuolo nella bella introduzione che incornicia e presenta i cinquanta autori antologizzati. Sempre Spagnuolo, nell’incipit della prefazione, afferma che “questa antologia non si prefigge alcun programma di focalizzazione e discussione circa i vari orientamenti stilistici o di creatività, attualmente inseguiti, ma, al di là di suddivisioni critiche e di scelte precostituite, cerca di riunire sotto un ‘tetto comune’ alcuni validi autori che si sono impegnati e si impegnano nel fare poesia oggi”. E' questa un'opera molto interessante e nel mare magnum delle antologie poetiche avrà sicuramente un ruolo del tutto particolare. Sembra di cogliere nel libro un filo rosso, che in qualche modo ironizza con l'imprevista frammentarietà del titolo, subito fugato da quel riferimento di Spagnuolo al “tetto comune”. Perché mi sembra che le poesie raccolte non siano né frammenti né imprevisti, dal momento che il tetto comune e il filo rosso siano rappresentati da una specifica tradizione poetica, rintracciabile nella maggior parte dei poeti antologizzati, che si staglia su quella linea poetica meridionalista e anti-minimalista, di cui Spagnuolo è stato nella seconda metà del secolo passato, insieme a Maffia e a Nastasi e ad altri, uno dei caposcuola, che hanno brillantemente contrastato la linea lombarda della poesia novecentesca. La dimensione ontologica della poesia è, a mio modo di vedere, il dato prevalente di questi "Frammenti imprevisti”, che sovrastano la dimensione ontica di una poesia, che, anche in virtù di questa operazione editoriale, avrà il merito di aver riproposto il problema del canone. Ma non attraverso un discorso meta-poetico, bensì con la poesia stessa. E con la poesia di oltre cinquanta poeti, ormai riconosciuti tali, tra i quali voglio ricordare Umberto Piersanti, Renato Minore, Arnaldo Ederle, Gabriela Fantato, Arnold de Vos, Michele De Luca, Aldo Ferraris, Annalisa Macchia, Ugo Piscopo, Anna Santoro, Giuseppe Vetromile, senza nulla togliere a tutti gli altri che hanno contribuito alla buona riuscita del libro.