Conosco il nome del tuo cane.
Un'anafora con l'accento,
anatra senza becco,
con più denti di uno squalo
e i tacchi di tua madre
come sentinella,
rocchetti salva equilibrio,
colonne/ capezzoli di
sirena mostruosa quando
prende il largo sul pavimento,
verso l'uscita.
Conosco la voce delle tue
chiavi: una ti tiene in caldo
il rifugio, l'altra è la sagrestia
da cui sei partito,
la terza la chiami sera,
la chiami festa, con il nome
più lungo del mio,
volant ed atteggiamenti,
la chioma fluente
ed un odore di parlantina.
Conosco come sorridi,
e l'abracadabra dei tuoi occhi,
gli andirivieni tra androni
e cortili, le giacche
che indossi e i maglioni che svesti.
Devo aver fatto qualcosa di terribile
per non meritare di sedermi
di fronte alla tua stanchezza e
sversarti il desiderio.
Certo, dopo aver assicurato
alla porta ogni distanza.
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