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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

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L’Infinito

di Teresa Cassani
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Pubblicato il 27/04/2018 11:26:29

“La più grande sorpresa della vita
è invecchiare” (L.N.Tolstoj))


L’ INFINITO


La professoressa di lettere suonò il campanello.
- Ancora qua prof. Sala? Lei non ha proprio voglia di andare in vacanza! – le disse il bidello aprendo la porta della Scuola.
- Eh, Vincenzo, le abitudini sono abitudini. Abbi ancora un po’ di pazienza e lasciami controllare per un’ultima volta la biblioteca. Non vorrei aver dimenticato qualcosa. Sai, l’anno prossimo, chi mi sostituirà dovrà trovare tutto in ordine.
- Lei, prof, meticolosa e precisa com’è, non lascia mai nulla fuori posto! Ma si accomodi, prego, la strada la conosce…- e il bidello si raccolse con deferenza su un lato dell’ingresso, permettendo all’insegnante di introdursi nell’edificio.
La professoressa entrò, sostò per un attimo sui due metri quadrati di pavimento in grisaglia opaca, calpestati milioni di volte, e si avviò lungo le scale per raggiungere la biblioteca nel seminterrato. Sentiva un inatteso tremolio alle gambe e il cuore che batteva più rapido. Come se, invece di essere l’ultima volta che faceva ingresso in quella scuola, fosse stata la prima tanta era l’emozione che provava.
“Che strani scherzi fa l’età ! Come si diventa teneri e più inclini alle lacrime quando i grandi cambiamenti della vita ci colgono!”. Così pensava la professoressa di Italiano mentre si dirigeva lentamente verso la biblioteca.
Da anni svolgeva l’incarico di tenere in ordine e ben sistemati i libri sulle scaffalature grigie. Da anni procedeva alla loro periodica distribuzione, introducendo sistemi sempre più oculati che coinvolgevano anche gli altri docenti. Raccoglieva denaro per rimpinguare il piccolo patrimonio librario e, quando le case editrici mandavano i loro rappresentanti, per l’adozione dei manuali scolastici, non esitava a chiedere in omaggio i libri di narrativa… Inoltre, organizzava incontri con scrittori, gare di lettura, cineforum...
La biblioteca era una saletta di modeste dimensioni, con finestre posizionate sul lato alto del muro perimetrale. Esemplari di generi diversi occupavano i vari ripiani. Avventura, horror, gialli, romanzi storici… La prof li aveva riordinati molte volte , perché i ragazzi, nonostante le raccomandazioni, se rovistavano per scegliere un libro, lasciavano in disordine i rimanenti e lei, quando ricontrollava, doveva inevitabilmente rassettare con grande dispendio di energie. Alla fine dell’anno, poi, la fatica decuplicava perché, prima doveva correre da una classe all’altra a elemosinare la restituzione, interrompendo la lezione dei colleghi, che talvolta sembravano reprimere un moto di insofferenza, e poi doveva procedere a fare l’inventario e riallineare i volumi per genere e in ordine alfabetico. Un’attività che richiedeva annualmente forza e pazienza…
Ma una passione, si sa, travalica gli angusti confini delle comodità e l’insegnante non avrebbe mai rinunciato a quella dedizione, senso e sugo della sua vita.
La professoressa girò la chiave nella toppa ed accese l’illuminazione all’interno del locale. Percepì l’odore consueto e amato, diffuso dalla carta di quei volumi che macerava all’aria e alla luce.
Alzò le tapparelle perché la stanza fosse ben rischiarata e con lo sguardo abbracciò il piccolo fondo della scuola: i dorsi colorati o sbrindellati dei libri stavano disposti in bell’ordine sugli scaffali..
La prof Sala era una accesa sostenitrice della lettura. Se si voleva alzare il livello culturale, infatti, al di là di ogni altro buon progetto, quello della lettura era senz’altro il più mirato.
Il Dirigente Scolastico in persona aveva riconosciuto, coram populo, ovvero in Collegio Docenti, la validità di quell’impegno, orgoglio di tutto l’Istituto.
Nella sua modesta entità, il fondo comprendeva libri di storia locale, una collana Einaudi, diversi testi di recente pubblicazione, la sequela di “ Piccoli Brividi” ecc.
-Non sarà come la biblioteca paterna di Leopardi – pensava la docente- ma qualcosa di buono l’avranno pur imparato da questi volumi, quei..!- e nel retro pensiero si affacciò un termine poco nobile con cui definire le intelligenze degli alunni. Che subito venne ricacciato nei meandri più remoti della coscienza.
Prese quindi a osservare i testi e a consultare lo schedario per verificare se tutti i libri erano stati effettivamente restituiti. Tra le altre, aveva fatto acquistare una fornitura, costituita da pubblicazioni di tipo elementare, per favorire l’approccio da parte dei meno dotati.
Ma alcuni ragazzini non si erano mai fatti coinvolgere dal piacere di leggere e quei testi giacevano nuovi e dimenticati sulla apposita mensola.
Che lotta quotidiana! A tirare le orecchie a questo e a quello! Esercitare l’autorevolezza e nel contempo non fare spegnere il sorriso sulle labbra di certe faccette spavalde. Leggi, è per il tuo bene! Leggi, così impari a scrivere e a vivere! Così conosci! Quante volte aveva ripetuto quelle frasi in tanti anni di insegnamento!
“ Eh, già, l’Infinito l’ha trovato prima nei libri e poi dietro il monte Tabor! – disse, tra sé e sé, la professoressa ripensando a Leopardi e alla grande biblioteca in penombra, zeppa di libri e di edizioni rare- lì, il poeta ha assunto il cibo necessario per la mente,… lì, da quei preziosissimi tomi”.
E, spostando i classici della letteratura, in edizione ridotta per ragazzi, che collocò su un ripiano più centrale, continuò il monologo in un rigurgito di saggezza: “ Mi sono detta più volte che il sapere si acquisisce col tempo. Io ho gettato il seme e mi resta solo da sperare che un domani si raccoglieranno i frutti…”
Infine passò lo straccio sulle scaffalature per togliere gli ultimi residui di polvere. Giudicò che tutto era a posto e che poteva chiudere con tranquillità i battenti della porta.
Abbassò le tapparelle e si avviò verso l’uscita del locale ma, quando andò per spegnere l’interruttore della corrente, fu presa da un senso di vuoto. Si sentì improvvisamente sospesa e irrequieta. Presa dal desiderio di portare con sé qualcosa che potesse continuare a darle le emozioni che stava per lasciare. Ma che cosa avrebbe potuto portare con sé? Non c’era nulla che fosse adatto allo scopo.
Cacciò il pensiero insinuante, spense la luce e girò la chiave della porta. Il rituale era ormai concluso.
In quel momento, però, sentì dei passi frettolosi provenire dalle scale.
-Prof Sala, Prof Sala, aspetti! Hanno portato questo per lei!- il bidello agitava un libro con la mano.
- “Alla buon’ora” – pensò l’insegnante- “ i soliti ritardatari !”- e gli occhiali le scesero sul naso puntuto che si allungò, come le succedeva sempre quando qualcosa la irritava. E ciò si verificava non di rado, perché era impulsiva e naturalmente le capitava di scontrarsi con i colleghi, anche se poi si curava sempre di ricomporre i conflitti. Infatti la sua apparente scorza da burbera celava, in realtà, un animo tenero e buono.
- Meglio tardi che mai, Vincenzo, almeno non è andato smarrito!- esclamò la docente, chiedendosi perché non avesse registrato la mancanza. Afferrò senz’altro il libro che il bidello le porgeva.
Lo guardò attentamente. Aveva un aspetto particolare: la copertina era di colore indefinibile che variava dal rosa al marrone e sul dorso non compariva il cartellino con la classica segnatura..
La prof riaprì la porta della biblioteca e si sedette al tavolo per esaminare il curioso volume che non aveva mai visto prima e che forse doveva essere ancora catalogato.
Lo aprì, sfogliò, lesse le prime parole e si accorse che il libro parlava di tutti coloro che avevano frequentato QUELLA SCUOLA. Le vite di mille persone si dispiegavano e si intrecciavano all’interno delle pagine del volume dentro una enorme rete senza soluzione di continuità.
Incuriosita, cominciò col leggere la prima storia, in ordine alfabetico. Era la vita dell’insegnante di religione. Una storia, lunga, lunghissima, come lo erano quelle di tutti gli altri. Ed era impossibile leggerle tutte perché le pagine poi si moltiplicavano all’infinito. Inoltre, tra quelle pagine si materializzavano degli oggetti, muovendosi come dentro le onde del mare. Il manico della chitarra del docente di religione emergeva dalle acque, simile alla polena di una nave, le righe e le squadre della collega di educazione tecnica tracciavano proiezioni ortogonali, i colori dell’insegnante di arte componevano le scie dell’arcobaleno e poi… e poi…
Gli oggetti non si contavano più. C’erano i palloni, i cerchi, le borse, gli occhiali con la catenella dell’insegnante di matematica… i bicchierini del caffè. C’erano i flauti, le felpe degli alunni, i loro zaini, i loro giubbotti…
La professoressa Piera Sala venne rapita da quella magia, a misura di ragazzini, a cui il suo cuore di ragazzina non poteva resistere.
Non si accorse più del tempo che passava.
Arrivò il bidello a bussare alla porta della biblioteca, perché doveva chiudere la scuola.
-Interessante il libro, professoressa?-
-Molto, Vincenzo, molto- rispose lei - ma lo devo portare via, perché non è stato catalogato- e, stringendo saldamente il testo con la mano , l’insegnante si avviò decisa verso l’ uscita.
-Buone vacanze, Vincenzo! – disse sorridendo.
-Buone vacanze a lei, prof.!- rispose il bidello, chiudendo la porta d’ingresso.
Sì, adesso la professoressa Piera Sala aveva trovato ciò che cercava.
E sarebbe naufragata dolcemente in quel mare Infinito.










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