Pubblicato il 02/03/2008
Bruno Fabi è Procuratore Generale Onorario della Corte Suprema di Cassazione, Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica, è autore di molti testi, anche di carattere scientifico e letterario. Fondatore della corrente filosofica "Irrazionalismo Sistematico", che molto ha influito sul pensiero contemporaneo, egli è l'autore del saggio di una filosofia dell'irrazionale (Il Tutto e il Nulla) riedito da Anemone Purpurea nel 2006 con un successo di critica enorme (un noto quotidiano ha titolato una recensione così: "Bruno Fabi, il filosofo che ha capovolto l'assunto di Hegel"). Ma per quanto riguarda la poesia non direi che il successo sia il medesimo. Questo libro, sicuramente degno di essere pubblicato, non esalta. Ci sono alcune poesie di gradevole lettura, ma nella sostanza il libro non convince. Il versificare è talvolta impacciato da inopportuni capovolgimenti tra soggetto verbo e oggetto. Alcuni versi sono indeboliti da parole inadatte e la poesia non decolla, come se non riuscisse a penetrare la scorza dell'anima che legge appesantita dalla quotidianità. La poesia deve essere penetrante e capace di sollevare il cuore e portarlo in un dove misterioso, al di sopra della pesantezza del reale. Per funzionare il libro avrebbe dovuto essere più lavorato, direi ripulito, e lasciare poesie tipo questa: "Quando capii che tra noi era finita / mi trovai in un paese sconosciuto / più lontano di non so dove. / Allora mi incamminai per questo viaggio / lungo come la vita". Il solo fatto di essere intelligenti, filosofi, letterati e scienziati, non significa essere poeti.
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