Pubblicato il 15/07/2016 17:30:56
Dentro il contagio
Non sono le volpi rosse, i tassi o le manguste, non sono i cani randagi le lepri scattiste, non sono i gatti, i topi, gli sciacalli dorati.
Da dove proviene questa rabbia feroce? Insigni sociologi scrivono trattati, maestri e psicologi battono ostinati le fatiscenti periferie, dispensando manuali e discorsi assennati, approntando ricette sulle pareti scrostate dei palazzoni. Serafici giornalisti dispensano al pubblico pillole di storia mediorientale tra una raffica di notizie angosciose e il rischio costante di guerre civili.
E anch’io balbetto inutili versi affacciandomi al primo balcone, sorvolando indenne gli avvenimenti con parole che non sanno abitare là fuori.
Non è solo indigenza, disagio e miseria, non è solo il reciso orizzonte, ma un ritorno di forze impastate col sacro, demoni pregni di sacrificio, piromani attenti che chiedono all’odio un’altra espansione.
Sul lungomare di Nizza alla stazione di Istanbul a Parigi, a Bruxelles a Baghdad, i corpi a frammenti ci ripetono che dobbiamo guardare nel buio indecente la notte del mondo, se vogliamo fermare la bestia bacata prima del morso.
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