Pubblicato il 14/07/2016 10:52:33
Meduse
Eccoli, anche stanotte, senza vedersi l’uno con l’altro si agitano sulla battigia.
Qualcuno si dimena come un pugile e tira un gancio contro il vento, qualcuno è uscito così come stava, le ciabatte di velluto a costine, la vestaglia distesa sulla magnolia del seno, molti cantano con gli occhi infuocati, altri tacciano come sfollati indifesi, altri ancora borbottano, imprecano, ridacchiano passandosi una mano tra i capelli dolenti.
Molti sono qui stasera e torneranno insieme agli altri, chi dice che non c’è mai stato finge distacco o non sa di mentire.
Tutti torniamo sulla spiaggia notturna a innalzare preghiere, domande, richieste, a reclamare soccorso, a impugnare un’iniqua sanzione, a lamentarci, a benedire, a scoperchiare la mente a lungo ovattata, tutti torniamo gonfi di domande come mongolfiere di carne velina.
La vita ci porta a dondolare sopra il mare impetuoso e quando il sole si alza e la risacca compie la sua consueta orazione, di noi resta solo una traccia irrisoria del varco notturno, una conchiglia scheggiata, un cavalluccio di mare insecchito, una piccola spugna, meduse.
Ma prima che il giorno si compia un raggio incrocia la chiglia del cuore e per un istante ci riconosciamo nel vapore più chiaro della rugiada.
Forse la risposta balena in quell’istante, prima di tornare a celarsi nell’urlo, nel sogno, nel battito rosso, nell’elica immensa di ogni respiro venuto a sfregare la propria capocchia sopra un cielo azzurro abrasivo.
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