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Principe

di Silvia Scorrano
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Pubblicato il 07/06/2016 22:01:31

Solo uno stolto scambia l’amore

Per un legame pattuito con l'autoelogio al suo reame.

 

Questa è la storia di un principe solitario

senza cavallo

e di un grande giardino,

di fiori freschi che quando era infante

s’aprivano sempre

ai primi raggi del mattino.

Oggi il tepore degli interni

s'avvicenda a notti di rigidi inverni.

 

Oh mio grande bel guardo

che si getta sui tuoi possedimenti,

sono ancora piccoli, ma grandi neg'intendimenti.

 

Io ti scorgo tra gli incanti

di un lavoro per stare avanti:

ritto e desto ad attendere

che si regni sugli indegni.

 

Oh mio bel principe

senza giardiniere,

senza nella reggia

né uno sguattero né un giocoliere,

le tue piante stan soffrendo dell’incuria

delle tue pene:

odono la sofferenza

di quel cuore

che non suggerisce

alle rose

di rifiorire.

Nelle ultime stagioni

son sempre state preferite piantagioni:

alberi da frutto per sfamarti,

per guarirti,

per assaporare il tempo

e inghiottire il dolce di quelli

affinché si confondesse quella nota

con l'acidità delle interiora,

di un apparato digerente ammalato

a tua insaputa:

troppi sassi sullo stomaco,

dolori

con cui crescere

e dimenticarti dell'infanzia.

 

Non un uccello che provi oggi

ad insidiare il tuo canto

quando la tua grossa voce

spezza l’aria,

quando le tue urla

violentano il silenzio senza alcun rimpianto.

 

Oh mio gran bel guardo,

io vedo

nelle lunghe passeggiate solitarie,

durante le quali attraversi altri boschi lontani,

le ombre che s’allungano col tuo passo

e asciugano le più segrete speranze

per acconsentirti

ad accogliere il sonno ormai lasso.

 

Molti sono i visitatori 

che nella tua reggia ascoltano le tue sviolinate:

sai condurre tutti al loro posto,

ricordare a ciascuno di loro un buon proposito,

e nell’attesa della successione

t’alleni a vincere su mute platee

pronunciando poemi che ammaliano,

trattengano l’attenzione

e alludano a un futuro di innovazione.

 

Oh mio bel prinicipe,

molte stagioni sono passate,

il petto è forte,

la voce è grossa,

il capo è alto,

ma dietro

si nasconde una gobba pronta ad alzarsi:

se non volgi ora lo sguardo al tuo giardino

sarai costretto

ad osservare anzitempo

un più intimo declino;

L’ultimo inverno subì il maggior gelo,

la primavera appea trascorsa

l’ha soltanto reso più leggero,

ma tutt'ora solo di brina s’abbelisce,

quando spiove quel cielo adornato

di nubi di tristezza

che non colano sul tuo viso

per l'orgoglio che lo impedisce.

 

Oh mio bel principe
la tua reggia è smisurata

e l’eco che offre ogni stanza

ricorda il numero delle vittorie già raccolte

nelle tue passate vite;

odo questo gran rumore nel silenzio:

si muove l’eroismo senza mantello,

si muove la sciabola senza medaglia sul tuo petto,

il macete, la fucina, l'arco e sinanche ogni altro offensivo orpello

per ogni avversario allora sconfitto,

oggi un degno fantasma che ti paga con fantasie il fitto .

 

Ora s’alza un nuovo astro,

l’amore si era insinuato oltre le mura,

presentatosi come tenuo candore

ha attraversato spesse tende

sino a sfiorare la tua guancia

come caldo raggio di sole.

 

Sai che forse l'unica nuova stagione

sarà la portatrice d’ogni provvigione:

che non assecondi solo l'appetito,

ma nutra anima e cuore,

guidi la mano a non commettere alcun errore e,

in una successione

conseguita per merito di un Vero Onore,

potresti veder sbocciare

quelle rose

come primo segno di

reale clamore;

tutto questo mio bel principe

se t'accorgi del fiorire di una rosa

se t'accorgi dell'Amore come,

alle tue segrete preghiere,

la celebrazione di una risposta.


Sii degno allora a regnare,

ad esser riconosciuto come Re

dal tuo reame.

 


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