Pubblicato il 01/01/2008
Sono qui davanti alla casa della mia gioventù, guardo e penso.
Tu casa dei miei anni passati, sei rimasta in un silenzio che poi silenzio non è. Abbiamo trascorso insieme, nel passato, tra le tue mura, sensazioni di amore, di tanta amicizia. La vita era povera ma ognuno metteva all'altro forza e coraggio. Le tue mura sono ancora piene di canti, di quella musica che solo l'amore sa dare, il suono della fisarmonica che l'amico Fra suonava; quel fumo che usciva dalla stufa e odorava di castagnaccio bollente – si assaporava mentre andavamo a scuola.
Tu, casa mia, non senti le tue mura che hanno ancora il profumo del mangiare di Natale? Il profumo di brodo di gallina che mia nonna faceva e la tovaglia bianca con tutte le posate e i piatti da festa e quei sorrisi attorno al tavolo con i piatti fumanti, si riscaldava tutta la vita.
Avevo nove anni, ti ricordi? Dal tuo soffitto, il sei gennaio, giorno della Befana scendeva una bambolina, era mio cugino Lucio, era bello anche se avevo la paura di non arrivare a prenderla prima che se ne andasse, ricordo le risate di tutti, le mura erano fredde ma i cuori allegri.
Come non dire poi che tra le tue mura, sai benissimo, sono nati amori e dissapori, come per Giulietta e Romeo. La ragazza amava, e dall'amore è nato un fiore di bambina che tutti noi amavamo come una stella, così si diceva; nonostante il contrastato delle famiglie, alla fine l'amore aveva vinto.
E come non ricordare l'amore di mia sorella con un ragazzo vicino di casa, e tu sai che il babbo non vedeva bene questo rapporto, era un nascondersi per poterlo vedere anche solo per cinque minuti.
Non dimentico poi il fosso dove ci si ritrovava a lavare i pochi panni che avevamo, si sbattevano su quei sassi freddi di gennaio e poi, stesi al sole, emanavano un dolce profumo.
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