Maledetta notte,
Notte infame
Lugubre sonno
In attimi
Comparso.
Così mi apparse quel buio straziante, nelle vicinanze del parco di Largo Baden Powell.
Una strana sensazione di assenza, una fame incolmabile di vita, una morte che odorava di aprile.
Nel principio di ogni sogno sopraggiunge il buio, uno stramaledetto buio infame e senza fine. Una doppia sonnolenza, una strana sensazione di lontananza da una realtà ancora più lontana, imperfetta, verde e latte.
Un sonno eterno, un sogno di respiri condensati nelle prime ore della notte, che volano e precipitano.
Mi sopraggiunse il buio, come in ogni sogno, e vago a primavera vicino al parco di Largo Baden Powell: respiro e sono incosciente, volo e precipito.
Una voce secca mi stava chiamando, con toni di amore iracondo, come un sogno troppo poco materno.
«Vieni qua!», urlava.
«Vieni qua!».
Le gambe erano troppo corte, il mio sforzo minuscolo ed immane: avevo davanti una figura sfocata, precisa, dalla voce vaga e carezzevole.
«Dai, vieni, su!» disse con voce pacata e fredda.
«Non fartelo ripetere».
Ero troppo stanco, troppo piccolo, ero troppo.
Il sonno vicino al parco di Largo Baden Powell scomparve, lasciandomi uno strano gusto amaro, una sensazione di eternità infranta.
- una voce ridacchia nel dormiveglia -
Una voce ride fragorosamente - sono caduto ed ho un ginocchio sbucciato - e si lecca l’indice ed il dito medio.
Ho un ginocchio sbucciato e sono per terra, con della saliva e del sangue, sul ginocchio, vicino al parco di Largo Baden Powell.
«Non devi correre», mi dice.
«Andiamo, dai: dobbiamo tornare a casa».
Il sogno di Largo Baden Powel: un sonno di una primavera, duro e doloroso; un pavimento di cemento, ruvido e polveroso.
Non mi sveglio a primavera, è inverno: piove e c’è vento.
Vorrei tornare nel parco vicino a Largo Baden Powell.
©Matteo Bona, Le Primavere di Marmo: Parte I ~ Pteroma.
Pubblicato sulla rivista Edizioni del Foglio Clandestino.
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