Me lo hanno somministrato
in pillole di saggezza banale:
mi hanno detto che è onnipotente
immenso e onnipresente
e però lo chiudevano a chiave
dentro un angusto ciborio
come per paura che Dio
fuggisse via come un ergastolano.
Ma io no, non ci ho mai creduto.
Giravo attorno a me stessa
con le braccia aperte e lo toccavo
nell’aria e gli baciavo i piedi di vento
che passeggiavano nel mondo.
Gli parlavo della gioia d’essere viva
e lo sentivo gorgheggiare tra gli alberi.
Io, io dicevo, anzi noi, noi, e tutto
tutto questo che non finisce mai.
Cadevo sotto l’ombra del nocciolo:
la sua ombra mi copriva piano.
Qualche volta mi addormentavo
e lo sognavo ed era un sogno bello
di quelli che ti svegli e ridi
a tutto ciò che vedi.
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