Pubblicato il 08/09/2017 11:01:02
...Sono le cinque di mattino. Una nebbia fitta sbava i contorni degli edifici attorno. Le mie compagne di viaggio hanno fretta. Gli addii s’impigliano dentro la paura. In breve rimango sola e non so cosa fare. Desolata mi siedo sull’angolo di una panchina ghiacciata. La testa affossata fra le spalle, se potessi diventare piccola, piccola! Lungo i binari persone estranee si affannano. Mi passano accanto frettolose. Corrono dietro quel attimo in più che li aiuti a cominciare bene la giornata. I treni spuntano dal nulla, sbuffano, stridono con i freni e poi spariscono. Nell’aria ovattata riesco a percepire le vibrazioni del loro movimento, anche dopo che la nebbia li avesse inghiottiti. La voce dell’altoparlante scandisce parole incomprensibili. La gente si agita frenetica. Brullica. Io non mi muovo. Non c’è un posto per la mia solitudine. Il vuoto brucia dentro la testa. Non riesco ad inventarmi nessuna mossa che giustificherebbe il respiro. Attendo...
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