C'erano una volta in un negozio di abbigliamento, sito in un grande supermercato, alle porte della città, delle bellissime scarpe di ogni tipo, da quella elegante a quella sportiva.
Dato che i prezzi erano economici, ridotti ad un terzo di quelli normali, la gente era numerosa e ciascuno di loro era alla caccia dell'affare.
Le calzature, dopo, un po', si stufarono di essere provate e sfilate da piedi maleodoranti e sudati e decisero di scendere dagli scaffali, dove erano posti a far bella mostra di sè.
Un paio di scarponi , numero quarantacinque, da montagna, di vero pellame, iniziarono a correre dietro ad un tipaccio che sembrava un armadio, alto; con in bocca un sigaro puzzolente.
Le scarpe si aprirono nella tomaia ed una bocca con un sorriso smagliante, iniziò a sputacchiargli dietro, prendendendolo in giro, con dei bei calcioni nel deretano; ogni volta che stremato per la fatica della corsa, si fermava, sentiva una vocina dire:"Adesso , siamo noi che ti facciamo pedalare!".
Il signore sperava che questa brutta faccenda, si squagliasse come neve al sole, infatti quando giunse il tramonto, le calzature tornarono al loro posto.
Un paio di ballerine rosa di vernice, adocchiate da una signorina perbene, con due bellissime trecce ed un po' di puzza sotto il naso, cominciarono a battersi l'una contro l'altra; picchiettando le due suole, ne usciva un rumore assordante e cantavano :"Bella ragazzina , Matildina, adesso noi ti sbeffeggiamo così, spirulì, spirulà, una bella festa si farà! Noi scarpette ballerine, indosseremo un bel tutù blu e voleremo su e giù.Tu proverai ad acchiapparci e brutta e grassa diventerai, finchè imparerai un po' di umiltà!!!!.".
In seguito stivaloni verdi, alla cavallerizza , furono calzati da una donna robusta ed in viso rubizza che mangiava una bella pizza.
Con le mani unte li sporcò ed all'improvviso ricevette da due ditate, uno sberlone dallo stivalone maschio, che tirò fuori due braccia muscolose, da vero fustino, infatti si chiamava Tonino.
La calzatura femmina, nella parte anteriore aveva una fessura profonda, una boccaccia, da cui usciva ogni tipo di parolaccia, una vera tortura!.
La signora, proprio perchè pareva ad una strega, ad una maga, aveva nome Vaga e voleva a tutti i costi i suoi piedoni numero quaranta , infilarli negli stivali numero trentasei.Quando incominciò ad introdurre il grasso pollicione, lo stivale femmina, entrò in azione e lo morsicò così forte che la madama assestò un urlo da far tremare le mura del negozio.
Allorchè saremo trattate bene, smetteremo di scioperare, dichiararono tutte insieme le calzature!. I padroni del punto vendita presero all'unanimità la decisione di trattarle con guanti di velluto e la situazione si risolse in breve tempo!.
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