L'emigrante africano
Bolle la savana,si risveglia la speranza,
un eco giunse lì da una campana in lontananza.
La speranza di un lavoro in un paese amico,
a sud di uno stivale,con tanti alberi di fico.
Per lui,abituato a scrutare sempre l'orizzonte
una nuova scelta aveva ora di fronte.
Da sempre abituato a una vita di stenti,
finalmente adesso,forse,poteva cambiare gli eventi.
Quanto gli costò il dover lasciare quei campi ancora da arare,
quella famiglia ancora da sobbarcare,quei luoghi sempre da amare.
Eccolo ora là,sopra un battello,
con il suo misero fardello.
Solo tante speranze si portava addosso,
tali da ricoprire ampiamente ogni suo piccolo osso.
Eccolo di nuovo là,a scrutare l'orizzonte...
fino alla riva dell'isola che aveva ormai di fronte.
Come un pulcino indifeso e bagnato
eccolo ora là finalmente arrivato.
Con le gocce di mare ancora sulla fronte,
lo investiva una bolgia di divise urlanti,
e già rimpiangeva il barrito degli elefanti.
Quanti sforzi per ribaltare tutte le avversità
che gli vennero di fronte,ma, una piu' dell'altra
gli si paravano davanti come un monte.
Scopre ora tutto un mondo di avarizia,
ed eccolo là,a cercare qualcosa da mangiare
fra i bidoni dell'immondizia.
Quanto spreco avvertì intorno,
tutto ciò che a lui mancava...
dentro quei bidoni si trovava.
Mentre con le sue mani nere,fra quell"oro",cercava,
faceva capolino solo il sorriso e la pietà di un bambino che lo guardava.
Uno sguardo curioso e profondo
verso di lui che veniva da un'altro mondo.
Anche la sfortuna di un cibo avariato,
ed eccola ora là per terra,prima contorcersi
e poi sdraiato,adagiato su uno sporco e bollente selciato.
Sotto il caldo del solleone, in un mondo idifferente,
il suo sguardo nero e lucente, lì per terra ora riposa,
fra l'indifferenza della gente e la pietà di una misera rosa.
Con gli occhi sereni nella sofferenza sognava,
la sua terra lontana che tanto gli mancava.
Poi un urlo straziante, di dolore profondo,
di una mamma lontana,
arrivò fino a lui dalla lontana Savana.
Ora riposa in un paese..."amico",
a molti chilometri di distanza,
sotto l'ombra di un albero di fico.
Gerardo Miele
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