Mercoledì 17 agosto 2016,
Raggiunta la città di San Pietroburgo.
Il volo verso San Pietroburgo è stato uno dei più piacevoli in assoluto e l’arrivo all’aeroporto Pulkovo ci ha donato la radiosa apparsa del sole sopra le rive del Baltico. L’aria fresca era densa, come se fosse carica di un gelo lontano, e soffiava flebile dal cuore più profondo della Russia. Credo di non aver mai visto in vita mia tanta vastità e tanta regalità in un paese: le pianure immense, i campi coltivati, gerbidi interminabili e sconfinate foreste facevano da cornice alla sacrale capitale della cultura: tutto m’appare velato da una forma gentile di novità.
Persone, suoni, odori e vocii accompagnano una terra sospesa fra il devoto e il rivoluzionario, come se due anime così contrastanti potessero convivere con tanta semplicità. Il pregiudizio occidentale, come vuole la tradizione, farebbe sì che soltanto una di queste sue prerogative prevalesse sulle altre ma, com’è ben noto a tutti, i Russi sono un popolo contemplativo: qualora si estirpasse una prerogativa di quesa unica, grande anima la lezione che settant’anni di Comunismo ha insegnato sarebbe resa vana! Vana, come buttare cenere al vento!
Ogni cosa si fonde perfettamente in un sistema di conservazione ed innovazione perenni: il mondo dei misconosciuti, così mi piace chiamarlo!
Un paese pio, intimamente legato alla sacralità mistica della religione ortodossa e carico - tuttavia - di ideali sociali, fortemente impegnati in politica, quasi alla stregua dell’ostentazione d’una cultura in quel campo.
Un europeo non può capire, non può assolutamente comprendere.
La disponibilità di questo paese supera il mero tentativo di riappacificare le antiche cicatrici nate fra il blocco occidentale e quello orientale, supera le barriere del pregiudizio politico-ideologico e cerca di abituare un popolo, che ha passato quasi un secolo sotto l’egida di una visione politica completamente differente, ad abitudini lontano dalla loro comprensione. Le fratture del mondo continuano ad acuirsi per colpa della tracotanza e della slavofobia di cui l’intera Europa unita si fa portavoce.
La tristezza di un popolo non è descrivibile ma solo contemplabile; eppure questa città trasuda storia, come se fosse una sua intima rugiada ed ogni angolo, portone o via si carica di riverberi sfocati, come immagini già viste ma non assaporate doverosamente.
Questa è la Russia: un paese emarginato, allontanato dalla conoscenza di noi integralisti europei. Ma non si scoraggiano, lottano! Questo è stato il loro credo per anni e anni. Lottare: indistintamente, senza sosta e - in alcuni casi - anche senza un reale perché.
Questo è un mondo di uguali che si vuole introdurre nel mondo dei diversi (per eccellenza!).
L’essere pio di questa città, come ho detto poc’anzi, si celebra in vie maestose: poco lontano dalla Nevskij Prospekt, proprio sul Kanal Griboedova, si trova la Chiesa del salvatore sul sangue versato: tutta questa sontuosità che diviene materia!
Sono contrario al significato dell’edificio ed al significato ch’essa stessa riverbera, tuttavia non si può negare la bellezza estetica: essa non ha partito o religione!
Non ha credo o pensiero! Tantomeno si può dire che sia semplicemente bella o che possieda una grazia differente. No: si può solo dire che è unica, soprattutto per le nostre “abitudini” estetiche.
Posso affermare d’aver carpito solamente in parte la sua squisitezza.
La notte, con le sue luci artificiali ed i suoi suoni umani, rende ogni atmosfera vissuta e condivisa con persone che mai più si rivedranno, e che forse mai rimpiangeremo di non aver conosciuto. Questo immenso edificio, con le tipiche cupole a cipolla, si spande con la luce e si accinge alla vista quasi inconsapevolmente, facendo capolino dal canale sul Prospekt.
Ogni istante è nuovo in questo mondo: sembra quasi di rinascere e di scoprire cosa che già abbiamo conosciuto, ma sotto vesti differenti; nonostante ciò risulta paurosamente nuovo, sino al limite del sublime più romantico.
Tutto qui risulta nuovo, non diverso. Una chiesa è sempre una chiesa proprio come un teatro è sempre un teatro: il bello è come il concetto sia stato interpretato. Bene, proprio da qui si può capire che il mondo si muove su direttrici differenti, che spesso non sanno comunicare. O forse non voglio farlo, per talune o talaltre motivazioni.
Ciononostante il panorama risulta una meravigliosa miscellanea, una polveriera di curiosità pronta ad esplodere!
Per visitare San Pietroburgo non basta una sola vita poiché, per ogni metro fatto, ci si dovrebbe fermare e contemplare un cambiamento rinato, passo a passo, nella nostra mente. Una nuova prospettiva, una nuova luce, un nuovo clima, nuove persone... La semplice essenza dell’uomo e della sua ricerca: la curiosità più sincera si disvela e diviene conoscenza! Precisamente: la curiosità si disvela della fitta coltre di pregiudizi che anni di demagogia filoamericana ci hanno inculcato; essenzialmente un mucchio di inutili stronzate! Questo ci hanno portato i salvatori dell’Europa ferita dai drammi della II Guerra Mondiale.
Un forte sentimento di orgoglio, specialmente nelle comunità latine, ha coadiuvato la nascita dell’Americanismo: la vicinanza intellettuale, per non dire il comune ideale per il proprio tornaconto, ha fatto sì che questo rigoglioso paese cadesse nella più tetra delle ere contemporanee. Prima ho detto che la sofferenza di un popolo si può solo contemplare, ora vi racconterò un aneddoto al fine di spiegare cosa intenda dire: eravamo appena entrati nella sala dove si serve la cena, all’interno del Holiday Inn. Dopo aver preso un paio di portate al buffet decidiamo di prendere una birra. Chiamiamo la cameriera che, con sguardo basso, si avvicina con passetti isterici, facendo svolazzare dietro di lei una fitta coda di capelli biondi. Facciamo per prendere l’ordinazione e colgo il suo sguardo: era insolitamente vacuo, come se qualcosa in lei non rispondesse veramente. Nulla vibrava in quelle pupille, nemmeno il più falso dei sentimenti, nemmeno la più bieca delle finzioni emotive. Certo, si può anche obiettare che noi latini siamo completamente agli antipodi, ma ciò che intendo dire non è qualcosa di superficialmente emozionale: è qualcosa di ben più profondo! È qualcosa che si slega dall’interpretazione di un’incazzatura o di una gioia. Parlo di ciò che un anima dice inconsapevolmente. Ho guardato molte persone, cercando di fare attenzione, cercando parimenti di essere il più obiettivo possibile: il risultato non è cambiato, anzi, in certe persone l’ho trovato ben più accentuato.
Sembra che si portino con loro i dolori più antichi della loro nazione ed i dolori più moderni della nostra società.
Sono rimasto stupito di ciò e tutto questo insieme di novità mi ha condotto in questa lunga riflessione, che ora si conclude nella notte fra i gocciolii della pioggia sulla mia finestra.
Mi appoggio allo schienale della mia sedia e lascio che i pensieri si dileguino lentamente, sino a lasciarmi nel mio silenzio, aspettando che il giorno venturo faccia capolino dai confini lontani della città.
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