Quando Marta rientrò, Giorgia era seduta sul letto, le mani sulle ginocchia e lo sguardo rivolto verso la finestra della stanza. Sul comodino c'era una provetta.
«Giorgia! Ma allora ci sei? Cosa c'è? Hai una strana espressione! E quello sul comodino cos'è?»
Giorgia rispose senza girare lo sguardo:
«Cos'è? Vuoi saperlo? Va bene, te lo dirò: è un test di gravidanza. Non ne hai mai visto uno, forse? Neanche io fino a oggi. Ho letto diverse volte le istruzioni prima di usarlo.»
Interruppe il proprio discorso con una strana risata che sembrava forzata e nervosa. Poi riprese con apparente calma:
«Non ne avevo mai avuto bisogno fino a quarantadue anni e poi, proprio alla vigilia del mio viaggio in America, la più grande occasione della mia vita, l'ultima, forse, mi sono accorta di avere un ritardo notevole ed eccomi qui!»
Rise di nuovo. Marta la guardava incredula ed ebbe solo il coraggio di domandarle:
«Qual è l'esito?»
«Non l'ho ancora guardato. Ci credi? Io non ho il coraggio!»
Le parole dell’ultima frase furono scandite lentamente.
«Voglio prima capire cosa farò se dovesse essere positivo! Devo pensarci prima, con la lucidità di chi non conosce ancora l'esito. Devo pensarci ora e da sola. Non ho parlato ancora dei miei dubbi con Sandro. Ho bisogno di mantenere la mia freddezza per decidere cosa è meglio.»
Seguì un breve silenzio che durò un minuto, ma sembrò a Marta e alla stessa Alessandra un’eternità.
Poi riprese con un tono di voce basso, quasi impercettibile:
«Tu mi vedi con un piccolo essere, minuscolo, tra le mie braccia, proprio così», simulò con le braccia l’atto di cullare, «seduta magari su una sedia a dondolo a canticchiare una ninna nanna come quelle che mi aveva insegnato mia madre? Eh, mi ci vedi?»
Una domanda che non era diretta a nessuno se non a se stessa, difatti non attese risposta. Sul suo viso scesero poche lacrime, lo sguardo melanconico e ancora perso nel vuoto. Si alzò all’improvviso e di scatto andò verso la finestra.
«Forse Sandro vorrebbe questo. Proprio questo!»
La sua voce divenne di nuovo decisa e appena più forte.
«Così non partirò: questo è quanto lui crede!» Poi, alzando ancor di più la voce e con tono quasi adirato, asciugandosi le lacrime, aggiunse:
«Non era d’accordo che io partissi fin dall’inizio. È geloso?»
Dicendo ciò si volse verso l’amica, quasi come se l’accusa fosse diretta a lei. Tornò a sedersi e alzando ancor più la propria voce:
«No, non è così che andrà! Io posso», seguì poi un silenzio ancor più interminabile del primo e, dopo aver riabbassato la voce, come se non volesse essere ascoltata da alcuno:
«Posso abortire. Sono sicuramente poche le settimane di gravidanza.»
Marta restava in silenzio e immobile, sempre nella stessa posizione di prima. Ora con voce riflessiva, Giorgia riprendeva:
«Però anche l’occasione di essere madre non mi si ripresenterà più.»
Finì quella frase molto lentamente e voce bassa. Seguirono altri secondi di silenzio, mentre Giorgia si asciugava le nuove lacrime che le avevano bagnato il volto. Riprese con voce più alta e decisa:
«Non può essere. Non posso cambiare i miei programmi di vita. Questo viaggio in America è troppo importante per me, mi darà molto prestigio in campo lavorativo. Finalmente! Ho sudato tanto! Non rinuncerò per questo incidente. Se il test è positivo, abortirò e non dirò nulla a Sandro.»
Si volse di scatto verso Marta e si avvicinò, quasi urlando:
«Tu tacerai! Tacerai per me, capito? Non dovrà mai uscire nulla dalla tua bocca. Guai, altrimenti.»
La guardava, attendendo una risposta che non arrivava. Allora, in tono quasi minaccioso, ripeté:
« Tacerai per me, vero?»
L’amica frastornata fece con la testa un unico gesto di annuire.
«Va bene. Ora guarda tu la provetta e poi mi dirai.»
Marta fece per avvicinarsi al comodino ma Giorgia urlò:
«No, aspetta, non sono pronta.» Ci fu un po’ di silenzio, quindi: «Va bene, ora puoi.»
Marta prese la provetta, la guardò, poi guardò Giorgia con aria preoccupata:
«Sei incinta.»
Giorgia sedette e restò in silenzio per due lunghi minuti, mentre Marta non osava aggiungere altro né muoversi. Alla fine Giorgia prese il telefono e compose un numero:
«Sandro, corri a casa devo darti una notizia importante che cambierà tutta la nostra vita. Vuoi saperlo per telefono? Va bene: tu ed io saremo genitori!»
Marta la guardava esterrefatta, mentre Giorgia posava il telefono:
«Pensa, ha lanciato un urlo di gioia. Non potevo aspettare fino a stasera per dirglielo. È una notizia troppo importante! Avremo un bambino. Ci credi? Io sarò mamma!»
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