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Due Testi Di-versi

di Gianpaolo G. Mastropasqua
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Pubblicato il 31/01/2016 20:46:26

L'ALBERO

 

Sono solo quest’aria che respiro

pura e bestiale come un quadro mai dipinto

mi arrampico per cadere, cado per arrampicarmi

su quest’albero immenso che qualcuno partorì.

Le strade sono anguille, foglie di carta le città,

l’uomo è scomparso in una scatola

eppure qualcosa sotto corteccia qualcuno

risponde, perde lacrimeatomi,

si allenano vite accartocciate, onde troppo alte,

se questo salire fosse sprofondare, divorare?

Incido le iniziali sulle rughe di bimbo

nel silenzio violento di un padre impagliato

anche per oggi ho ucciso abbastanza.

 

da "Partita per silenzio e orchestra" (Ed. Lietocolle, 2015)

 

 

 

MERCURIALE

 

Donna indicibile del primo giorno gridato

quando viva ti vidi piansi e nacqui

estratto a sorte in sinfonia lattescente

dall’orchestra di una madre all’anfiteatro

terrestre, nel golfo mistico degli elementi.

Tu che vieni dal buio e dalla luce

incomprensibile come una smorfia

come ruggine in un codice irripetibile

nella mappa cromosomica del cielo.

Tu primitiva come un fiore introvabile

come un’idea mai nata, schiva

come una rivoluzione non rivelata

come un segreto in una tomba vuota. 

Ti acquatti nei solai con gli antenati

ironica come una zingara, paziente

come una ladra, tu danzi offrendo la sintesi

alle piante, le radici, le mani alle foglie. 

Tu che fai salti mortali con le nuvole

canti come il tramonto alle porte della notte

dai forma alla materia e non sei più materia

sei eterna metafora della metafora che era luce.

Tu come un mendicante nella casa dei corpi

celesti, come un primogenito puro sgorgato

dall’abisso, tu ritorni alla festa delle rotazioni.

E io che ero un frugolo di luce, ogni anno

celebro l'ultima recita, indosso i panni

del bambinello, e provo la taglia esatta

della nascita, e provo la vertigine

dell'ultimo respiro, quel passaggio

agli anni-luce in cui ritornerò luce.

 

dall'antologia "MITO - Luci e ombre mitomoderniste"(2015)

 


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