Paladini, capitans, trapassati! Messi sulla forca nera
Ballano e danzano i burattini,
Araldi di una fiera:
Con furia Belzebù gratta i suoi violini!
Dalle foreste viola delle Ardenne un lupo
S’era fermato ad osservare un fenomeno strano
Ed improvviso, quando un uccel che pareva nero muschio
Celere gli si pose di fronte al muso.
Lupo,
Disse il corvo, vedi il ciel mutar
All’orizzonte e questo vento in un rosso infernal?
È la festa degli impiccati, il macabro ballo dei moncherini!
Voglio veder le piroette. Corri, vieni con me!
E ascoltar l’orchestra
Da sopra le armature dei smunti saladini!
Attento corvo,
Il mio affetto per la tua curiosità è profondo,
Ma tu sai che non amo mischiar i miei passi,
E la mia pelliccia, con quell’accozzar torvo...
Anche tu dovresti farlo, piuma notturna!
Meglio è verso Selene voltar,
E tener lontan il capo della ciurma!
Il corvo non pensò più un momento,
Così si pose – come un pennacchio – s’una bianca testa;
E non esitò a strappar un fior
Dal mento del fantoccio.
Evviva! Il vento fischia al gran ballo degli scheletri!
E la forca mugghia come un organo di ferro:
Bagnato dal fiume,
Col suo verso lungo il lupo gli risponde.
Paladini, capitans, trapassati! Messi sulla forca nera
Ballano e danzano i burattini,
Araldi di una fiera:
Con furia Belzebù gratta i suoi violini!
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