"Ora uno dei discepoli,
quello che Gesù amava,
si trovava a tavola al fianco di Gesù."
Giovanni (13, 23)
Nella sala, rischiarata da un lampadario con diverse lucerne a olio, c'era un'atmosfera di festa.
I dodici apostoli chiacchierando tra loro si adopravano nei preparativi conclusivi per la rituale cena pasquale. Nel centro del Cenacolo il lungo tavolo, ricoperto da una tovaglia di fine lino, era già apparecchiato ad arte con stoviglie, vivande e bevande. Mancava solo il Maestro.
"La pace sia con voi."
Con la sua alta figura Gesù di Nazaret si stagliò sulla soglia dell'angusta porta. Nella sua voce e nel suo sorriso v'erano dolcezza e mestizia. Scese gli scalini del seminterrato e fu subito accolto con slancio dall'apostolo più giovane, Giovanni. Il più puro. Il prediletto. Il Maestro gli diede una carezza in testa, facendolo felice.
"Vedo che avete fatto tutto. Bene. Facciamo l'abluzione e mettiamoci a mensa."
Si lavarono le mani in un bacile, se l'asciugarono e si sedettero sulle panche, secondo il posto assegnato a ognuno da Gesù. Lui era nel mezzo della tavola, tra i due fratelli di Betsaida, Giacomo e Giovanni. Cantati dei salmi, cominciarono a mangiare il pane azzimo, l'agnello arrostito e gli erbaggi bolliti intinti in salsa, bevendo vino.
"Si realizza finalmente il mio ardente desiderio di consumare con voi questa Pasqua."
La voce del Redentore era sempre più accorata.
"Finora ricorda, il rito pasquale, il passaggio del popolo eletto dalla schiavitù d'Egitto alla liberazione materiale. Ma d'ora in poi la Pasqua sarà il passaggio della cristianità dalla schiavitù del peccato alla liberazione spirituale. E questo per mezzo dell'Agnello sacrificale."
Mangiò un pezzetto di cuore d'agnello.
"Questa festa me ne ricorda un'altra, questa mensa me ne rammenta un'altra: Cana. Per l'intercessione di mia Madre vi operai il mio primo miracolo. L'acqua diventò buon vino. Adesso avverrà un altro miracolo divino. Il succo fermentato dell'uva diventerà..."
Bevve un sorso di vino rosso.
Nella sala silente fremettero le fiammelle delle lucerne. Gli apostoli fissarono il loro Maestro, rimasto col capo chino e gli occhi chiusi, immerso nel suo turbamento. Poi Cristo si sollevò con solennità nella sua tunica purpurea.
"È giunto il momento di compiere il nuovo rito, di allacciare l'altra alleanza, di operare il supremo miracolo d'amore. L'amore più grande è dare la propria vita, ma più forte della morte è l'amore."
Prese il calice comune e lo colmò di vino. Prese un pane e lo pose sul calice. Li benedisse e l'elevò verso il cielo. Nel nuovo sacrificio Lui era vittima, sacerdote, Dio. Dopo spezzò il pane in tredici parti uguali e le distribuì ai suoi donandogliele in bocca.
"Prendete e mangiate. Questo è il mio corpo..."
Poi porse il calice.
"Prendete e bevete. Questo è il mio sangue..."
Il Salvatore compì e proferì tutto questo con una tenerezza e una tristezza strazianti. Gli apostoli erano sempre più commossi. Mangiarono e bevvero il Santissimo Sacramento senza staccare lo sguardo dal loro Maestro. Quindi Egli prese il tredicesimo pezzetto di pane-carne e il calice col poco di vino-sangue rimasto e si alzò.
"Non vi muovete. Torno subito."
Salì gli scalini e uscì dalla sala.
"È andato nell'altra stanza, dove stanno cenando le donne, da Maria." disse Giovanni con la sua consueta ispirazione data dalla purezza.
"Povera donna." esclamò Pietro, seduto accanto a lui. "Lei si trova nello stesso stato d'animo del suo Unigenito. Uno stato tanto penoso che..." Il primo degli apostoli tentò invano di deglutire.
"Madre e Figlio sono sempre una cosa sola." Giovanni aveva gli occhi lustri.
Gesù rientrò nel Cenacolo col calice vuoto e risedette al suo posto. Gli apostoli stettero zitti.
"Io vi dico in verità: uno di voi mi tradirà."
Tutti si scrutarono l'un l'altro, mormorando tra di loro. Pietro bisbigliò a Giovanni d'informarsi di chi parlasse. Egli lo fece. Gesù gli disse che glielo avrebbe indicato. Prese un pezzo di pane, l'intinse e lo porse a Giuda di Keriot, che gli stava seduto di fronte. Quello mangiò il boccone intinto nel sugo d'agnello con la voracità d'un lupo.
"Satana!" sussurrò Giovanni.
"Ciò che ti rimane da fare, Giuda, fallo presto."
Con un sordido sorriso quello s'alzò, s'ammantò e se n'andò nella notte. Giovanni angosciato abbracciò Gesù e appoggiò il capo sul suo petto. Il Maestro adorato serrò al suo cuore l'apostolo prediletto. Una candida pecorella stretta tra le braccia del Buon Pastore. Il cui cuore umano e divino palpitava d'infinito amore e di amarezza immensa.
"Adesso, amati amici e figli miei, alziamoci e andiamo via. Ormai tutto è compiuto qui. Questa è ora di peccatori e di demoni, è l'ora del deicidio. Questo è tempo di tenebre, ma tenete a mente che vince la luce!"
Si misero i mantelli, uscirono dal Cenacolo e si avviarono verso il Getsemani. Era notte fitta. Ma dopo quei tre giorni d'oscurità sarebbe sorta l'aurora domenicale, con la sua gloria e la sua vittoria.
Nell'attesa della festa eterna.
(Racconto già pubblicato da A.L.I. Penna d'Autore.)
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