La solitudine della parola
Quando tacciono le aurore
su lingue oblique già sepolte,
mi aggrappo all’afosa arresa
di carne, che piroetta senza passi
per le curve delle mie ceneri,
incolore come la solitudine
della luna, dal ventre di una parola
senza nome, dove inciampa
in se stessa, in uno strappo
alle lenzuola di cielo, il sapore
di ruggine e sale.
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