Pubblicato il 10/12/2024 16:36:26
Attenzione ai giovani: sono a rischio suicidio e il bullismo, specialmente il cyber bullismo, anche di tipo sessuale, aleggia pesantemente su di loro. Non se ne parla abbastanza: in Italia, negli ultimi due anni, si è registrato un aumento del 75 per cento dei casi di tentato suicidio e la fascia di età più coinvolta è quella dei giovanissimi, che registra la media di un tentato suicidio il giorno. Sono i dati dell’Osservatorio suicidi della Fondazione BRF (Istituto per la Ricerca Scientifica in Psichiatria e Neuroscienze), dedicata alla prevenzione del suicidio. Occorre aggiungere che circa quattro adolescenti su cinque utilizzano ogni giorno i social media, ce lo ricorda “Common Sense”, la più grande organizzazione senza scopo di lucro degli Stati Uniti “dedicata a migliorare la vita dei bambini e delle famiglie fornendo informazioni affidabili, istruzione e voce indipendente”, che ha compiuto una ricerca dal titolo “Constant Companion: A Week in the Life of a Young Person’s Smartphone Use” (Compagno costante: Una settimana nella vita di un giovane che usa lo smartphone), mediante la quale ha seguito i giovanissimi e interpretato così il loro “amore/odio" verso il cellulare. In Italia studi recenti, condotti su ragazzi dagli undici e i diciassette anni asseriscono che nel Paese 100mila di loro presentano caratteristiche compatibili con la dipendenza dalle reti sociali e il fenomeno dell’isolamento sociale è diffuso con il rischio di vederli trasformare in “hikikomori” (“ritirati sociali”). Si tratta di una patologia il cui termine giapponese è stato coniato proprio nel Paese in cui questa è apparsa anni fa e che oggi conta 500 mila ragazzi che ne soffrono. Facciamo il punto: aumento dei suicidi tra i giovani e i giovanissimi, malessere diffuso bullismo e cyber bullismo. I conti tornano: revenge porn, bullismo tramite le piattaforme e gli smartphone, ragazze violentate o in qualche modo coinvolte in azioni sessuali trasmesse in video che, per la vergogna, si tolgono la vita, ragazzi che violentano o compiono azioni contro compagni, specialmente se “accusati” di essere omosessuali (il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” ne è un chiaro esempio) e/o diffondono filmati realizzati tramite cellulare e sparsi attraverso gli stessi, giovani gravemente bullizzati che tentano il suicidio e troppe volte lo compiono. Cos’è la revenge porn? Si definisce “revenge porn” (dall’inglese revenge, vendetta) la condivisione di materiale pornografico, in immagini o video, attraverso la rete, con sistemi di messaggistica istantanea, i social network, senza il consenso della persona ritratta e allo scopo di nuocerle, umiliarla o ricattarla. Particolarità di questo tipo d’immagini e video è che gli stessi sono girati con il consenso della persona ritratta, ad esempio all’interno di coppie, nell’ambito di momenti intimi consensuali. A essere non consensuale, dunque, non è la realizzazione del materiale pornografico, ma la sua successiva diffusione. Definirla “consensuale” è troppo, laddove l’azione dei maschi nei confronti della ragazza/vittima è piuttosto una violenza mascherata, per cui la ragazza è spesso sotto l’effetto di alcool o di droga. Ascoltiamo le parole del dottor Damiano Rizzi, fondatore e presidente della fondazione Soleterre: «In Europa il suicidio è la seconda causa di morte nella fascia 15-19 anni, A ciò si aggiunga che il 35% dei ragazzi presenta segni di malessere psicologico importanti. Di fronte a questa situazione ci sono Paesi che mettono in campo soluzioni. Altri, come l’Italia, non fanno nulla». Chi sono questi ragazzi? Figli di qualcuno, potrebbero essere figli e nipoti nostri. Non possiamo fingere che il problema non ci riguardi: Dobbiamo al suicidio di Carolina Picchio, avvenuto il 5 gennaio 2013, non ancora quindicenne, la legge 29 maggio 2017, n. 71, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale il 3 giugno 2017 ed entrata in vigore il 18 giugno 2017. Nel 2013 nessuno ancora conosceva la parola cyberbullismo, ma da quella morte e dalla determinata azione del padre Paolo, il quale, in nome di Carolina nel 2018 creò una Fondazione che fa progetti educativi sull’uso della rete rivolti ai giovani, abbiamo tra le mani l’arma della legge 71 del 2017 a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyber bullismo. Un’arma, è triste dirlo, da usarsi contro altri giovani. I fatti in breve: Nel novembre 2012 Carolina Picchio è a una festa tra amici, laddove dovrebbe sentirsi al sicuro, ma non lo è. Forse beve un po’ troppo e non è abituata a farlo, per cui si sente male e va in bagno perdendo conoscenza. Alcuni coetanei la raggiungono e, invece di aiutarla, la molestano, mimano azioni sessuali su di lei, filmano tutto con un cellulare. Poco dopo il video è in Rete. Carolina, presa di mira, si vergogna a tal punto per l’umiliazione, gli insulti e i commenti denigratori da togliersi la vita nella notte tra il 4 e il 5 gennaio 2013. Suo padre trova la lettera che la figlia gli lascia: “Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno”. Purtroppo accade di nuovo: ricordiamo il caso di Alice Schembri, di Agrigento, che nel maggio 2017 si è uccisa annunciando la decisione sui social, dove spiegava il gesto come la conseguenza di "un segreto capace di divorarmi”. Quale il segreto? L’essere stata vittima di uno stupro di gruppo, filmato e fatto girare su Whatsapp. Il fatto era accaduto due anni prima: era stata costretta a subire la violenza di quattro ragazzi. Quattro giovani di cui avrebbe dovuto fidarsi e che invece l’avevano violata e filmata, facendo poi girare il video tra i coetanei. Alice Schembri non si era mai ripresa e, a due anni dai fatti, si è lanciata dalla Rupe Atenea. La denuncia per istigazione al suicidio fu archiviata nel 2018, poi il caso fu riaperto e i colpevoli rinviati a giudizio, mentre i legali degli accusati li difendevano asserendo a Fanpage: “C’era sempre consenso”. Su iniziativa del Club Agrigento, anni dopo, sarà intitolata alla giovane, prematuramente e tragicamente scomparsa, un'aula del Liceo da lei frequentato. Giungiamo all’ottobre 2024. Al Festival del cinema di Roma il film "Il ragazzo con i pantaloni rosa” racconta la storia di Andrea Spezzacatena, sucida nel 2012 perché vittima di bullismo, un istituto comprensivo della periferia torinese sceglie di intitolarsi a Carolina Picchio, la prima giovane vittima di cyber bullismo e un altro suicidio ci ricorda che i giovani sono a rischio: sei novembre 2024 Larimar Annaloro é una bella ragazza, sempre sorridente, conosciuta da tutti, che ama lo sport e gioca a volley. Tuttavia la quindicenne si toglie la vita impiccandosi all’altalena nel giardino di casa. Follia? Certamente no. Si scopre che, poco prima del suo suicidio, era stata insultata da un gruppo di coetanei e aggredita da un'altra studentessa. Malgrado fosse a Piazza Armerina (nell’Ennese), da meno di un anno, dopo il trasferimento da Milano della sua famiglia, si era ben inserita. Figlia di un operaio di Piazza Armerina e di una barista originaria di Cuba, era la maggiore dei tre figli della coppia e frequentava il locale liceo scientifico. La società sportiva nella quale militava le ha dedicato un post listato a lutto "La più bella e la più forte". Più forte, come? Fisicamente? Certamente fragile ed emozionabile come sanno essere molti giovani per cui la procura di Enna ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di istigazione al suicidio. Si è indagato anche sulle voci che nelle chat circolassero video e foto della giovane, quindi su un possibile caso di revenge porn. Gli inquirenti hanno posto attenzione sull'episodio accaduto poche ore prima del suicidio: la quindicenne era stata "affrontata" e insultata da un'altra studentessa, pare a causa di un ragazzo “conteso”. Un diverbio divenuto poi violento con schiaffi, prese per i capelli e urla: "Ci hai provato con tutti i miei ex", sosteneva l'altra giovanissima. La piccola folla di adolescenti che assistevano al litigio delle due protagoniste avrebbe cominciato a insultare la quindicenne, investendola con vari attributi offensivi e sembra anche rimarcando di immagini compromettenti nelle chat. E torniamo così alla questione dei video. Un evento nato e concluso nei quindici minuti di pausa tra una lezione e l'altra. La cosa avrebbe potuto finire così, però Larimar Annaloro, su sua richiesta tornata a casa con i genitori, una volta rientrata si è tolta la vita. Un passo indietro: siamo nell’ottobre 2024 a Senigallia. Leonardo, quindicenne, era sparito domenica 13, di sera, portandosi dietro la pistola d’ordinanza del padre, vigile urbano di Senigallia. La madre, spaventata, si è recata in caserma e ha presentato denuncia ai carabinieri, elencando le terribili frasi che i bulli rivolgevano al figlio, ogni giorno e ha messo nero su bianco i nomi. Proprio in seguito all’allarme lanciato dai genitori, partono le ricerche nell’Anconetano, purtroppo non si può evitare il tragico epilogo: il ragazzo è trovato morto in un casale di campagna, nella frazione di Montignano. Si era temuto che Leonardo usasse l’arma contro di altri, per cui erano state allertate le scuole, ma l’ha rivolta contro se stesso. Leonardo non ce la faceva più a sopportare i pesanti insulti che riceveva a scuola dai bulli di turno. Aveva cambiato scuola di recente, trasferendosi in un plesso vicino, tuttavia la persecuzione era andata avanti. I familiari di Leonardo Calcina in seguito hanno incontrato il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara per consegnargli un dossier con documenti inediti, tra cui anche lettere anonime. Ricordiamo che, sempre ad ottobre 2024, la polizia ha salvato dal suicidio una studentessa, anche lei 15enne la quale è svenuta in strada a causa dell’ingestione di psicofarmaci. La giovane sarebbe vittima di stalking e s’indaga in merito. Domenica 13 ottobre a Palermo una quattordicenne si è lanciata dal secondo piano di un palazzo. Subito soccorsa dal personale del 118 è stata trasportata all'ospedale Civico del capoluogo siciliano. L’ipotesi: che l’adolescente subisse atti di bullismo a scuola, capaci di condurla all'atto di autolesionismo. I fatti riportati nell’articolo rappresentano la punta dell’iceberg di un malessere giovanile crescente che riguarda, evidentemente, sia le vittime sia i colpevoli. Occorre tenere alta l’attenzione, pensando a soluzioni, anche drastiche, che riguardino la scuola e la società in generale, in merito alle questioni legate sia al bullismo sia al cyber bullismo e all’uso, da parte dei minorenni, dei cellulari e delle piattaforme, applicando rigorosamente la Normativa sui servizi digitali e proibendo le funzionalità che creano dipendenza, anche non contemplate dalla legislazione vigente. Bianca Fasano, giornalista e scrittrice.
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