Pubblicato il 04/12/2024 06:01:32
From CINEUROPA NEWS - 2024
“La Virtual Production è un aiuto artistico, tecnico, sostenibile: deve solo trovare la sua strada, siamo ancora all’inizio”
Rapporto industria: Le scuole di cinema in Europa Francesco Mastrofini • Ceo Rainbow CGI e Coordinatore didattico del corso di formazione in Virtual Production LuceLabCinecittà - di Vittoria Scarpa
Il Ceo di Rainbow CGI ci parla del nuovo corso in Virtual Production di Cinecittà, di cui è coordinatore didattico, e delle enormi potenzialità di questa nuova tecnologia Cineuropa: Di cosa parliamo quando parliamo di Virtual Production? Francesco Mastrofini: Si tratta di un ambiente che mette insieme tante professioni differenti e tante attrezzature, è un vero e proprio set digitale dove c’è un enorme ledwall, ci sono le telecamere, ci sono background realizzati in 3D e personaggi che possono essere reali o digitali. Tutti questi contenuti digitali creano nuovi approcci. Per intenderci, quando si lavorava con il green screen, un attore doveva immaginare quello che vedeva durante le riprese. Oggi invece è possibile immergere attori e registi all’interno dell’ambiente che stiamo visualizzando, grazie a sistemi altamente complessi da far funzionare. Lei parla di green screen al passato, la Virtual Production lo ha già soppiantato? Per ora le due tecniche coesistono, ma sicuramente la Virtual Production sostituirà il green screen. Il settore si sta espandendo velocemente, ci sono diverse aziende che stanno investendo in studi di Virtual Production, ma è un lavoro che ancora non si è concretizzato in termini di expertise. Di qui l’esigenza di Cinecittà, che ha uno studio molto importante (il Teatro 18, il più grande d’Europa, ndr), di formare persone e di collaborare con società come la nostra che possono prendersi carico di questa formazione. Cosa faranno concretamente i partecipanti al corso di Cinecittà? C’è tutto un workflow che serve per catturare ambienti e personaggi in modo realistico. Questo workflow complesso ha bisogno di tante figure professionali, che spaziano dal mondo live-action al mondo full digital. Si va dal Modeling environment, ossia la capacità di creare digitalmente gli ambienti e gli oggetti che comporranno la scena, il che può essere fatto con la tradizionale grafica 3D oppure tramite riprese e scansioni degli ambienti stessi fatte con droni; si passa poi allo Sculpting, ossia la modellazione organica di personaggi aggiuntivi, cosa che si utilizza molto nel fantasy; fino ad arrivare al Surfacing, che è la parte di colorazione del background, una tecnica che ricrea i principali materiali esistenti e che confluisce con i più classici processi di falegnameria e pittura, che costituiscono una base importante per affrontare la parte digitale. In che modo la Virtual Production può abbattere i costi di produzione di un film o una serie tv? Immaginiamo, in un ambiente classico, di dover girare una scena al tramonto. Stiamo mobilitando una troupe di 100 persone ma abbiamo solo pochi minuti disponibili per girare, 10 o 15 minuti al massimo, perché il tramonto va via e cambiano i colori. Se poi la scena è particolarmente complessa, dovremo tornare il giorno dopo, con costi aggiuntivi e condizioni probabilmente differenti. Invece ora c’è questo ambiente completamente sincronizzato, dove tutto è ricostruito virtualmente, l’attore vi è immerso ed è illuminato dai video stessi, non più dai proiettori. Certo, oggi è costoso mettere su questo tipo di tecnologia, ma si risparmiano tanti soldi da altre parti. Tutte le nuove tecnologie quando escono sono più costose fino a quando il mercato non le assorbe, più competitor cominciano a produrle e queste diventano più abbordabili. La Virtual Production è un aiuto artistico, tecnico, volto anche alla sostenibilità della produzione: deve solo trovare la sua strada, siamo ancora all’inizio. Oltretutto, film e serie tv non sono gli unici campi di applicazione della Virtual Production. Penso al recente concerto degli U2 a Las Vegas, in ambiente completamente immersivo. È una tecnica che può essere utilizzata per tantissimi scopi, dagli studi televisivi agli eventi live alle pubblicità. Ne avremo un uso sempre più importante, sta anche alla creatività dei registi capire le nuove tecnologie e cosa possono portare. Intanto, il primo corso in Virtual Production è già partito. Quando si aprirà il prossimo bando e quali sono i requisiti necessari? Anche per noi è qualcosa di pioneristico, non c’è tanta esperienza nel settore, stiamo cercando di radunare expertise da tutta Italia. Ci crediamo molto, i ragazzi sono entusiasti, sono appena partiti ma sono già molto attivi. Le classi sono composte da 20-25 persone, c’è un colloquio di pre-selezione, è importante che ci siano alcune skill di partenza, ma non sono tante. Il prossimo bando si aprirà tra maggio e giugno, e sicuramente i corsi andranno avanti fino al 2026. LuceLabCinecittà è un progetto di formazione e di aggiornamento per lavoratori, manager, studenti e aspiranti professionisti del settore cinematografico e audiovisivo, promosso da Cinecittà e Archivio Luce. Finanziati con fondi del PNRR e gratuiti per tutti, i nuovi corsi sono partiti da poche settimane: a ottobre quello in Archivio storico (per la formazione di operatori dello scanner e tecnici della pellicola), a novembre quelli delle Botteghe artigiane (falegnameria; pittura e decorazione; sartoria e taglio costume; make-up and hair) e quello in Virtual Production. Di quest’ultimo, che si svolgerà fino a giugno e prevede 360 ore di formazione teorico-pratica e 180 ore di formazione pratica laboratoriale, abbiamo parlato con il suo coordinatore didattico, Francesco Mastrofini, co-fondatore e Ceo di Rainbow CGI, lo studio d’animazione che ha creato le Winx.
Rapporto industria: Le scuole di cinema in Europa L'iniziativa pedagogica “Exploring, Cinéma, cent ans de jeunesse!” diventerà un progetto Erasmus+ - articolo di Davide Abbatescianni
Da oltre 25 anni, il progetto ha l'obiettivo di riunire bambini e giovani di diversi paesi attraverso la loro passione per il cinema. Over the next three years, “Exploring, Cinéma, cent ans de jeunesse!” is set to be evaluated as an Erasmus+ project, led by a consortium of cultural institutions and schools from Germany, France, Bulgaria and Portugal, as well as the universities Sorbonne Nouvelle Paris and the University of Bremen. The programme, for which the Cinémathèque française has been responsible for 25 years, has been supported since 2021 by the association Le Cinéma, cent ans de jeunesse! (CCAJ) as well as by the institutions Documentaire sur grand écran, Ciné 104, Pantin and the DFF – Deutsches Filminstitut & Filmmuseum. The project has demonstrated how love for cinema can unite children and young people from many countries of the world, “from Japan to Lithuania, and from Brazil to France”. For an entire school year, participants discuss questions such as “Why move the camera?”, “How do you introduce reality into a fiction film?” and “How can time be experienced in a film?” For months, children, teachers and film professionals watch films together, work on individual exercises and later make their own collective film. In June, the participants watch their works together in a cinema in the Paris area, where they present and discuss them. The participating schools – IGS Herder in Frankfurt, Germany; ObU Neofit Rilski in Dermantsi, Bulgaria; the Collège Thomas Mann, France; and Escola Secundária Marquês de Pombal, Portugal – were selected in accordance with the diversity and inclusion objectives set out by the Erasmus+ programme. These CCAJ workshops will be followed up by the universities in the academic years 2022/23 and 2023/24, and the participants will be interviewed for evaluation purposes. Further meetings between the network partners will also allow for reflection on common pedagogical issues. The project’s final event, set to take place in the Paris region in the summer of 2022, will move to Frankfurt in 2023 and to Lisbon in 2024. These gatherings will be attended by other students participating in the CCAJ in at least 11 countries. The programme was founded in Paris in 1995 by a collective built around the filmmaker and film theorist Alain Bergala and Nathalie Bourgeois, a film educator and founder of the Cinémathèque française’s Film Education department.
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