Pubblicato il 13/02/2017 14:23:13
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti." Luigi Pirandello Saliva lentamente le scale Marcella, forse, per rinviare il più possibile quel confronto. Era da quella mattina, quando le era stata consegnata quella busta gialla, che attendeva quel momento ed ora più si avvicinava, più cercava di prendere tempo, per paura di affrontarlo. Si fermò davanti alla porta, infilò la chiave nella serratura ed entrò lentamente. Il cuore le batteva all'impazzata; da allora la loro vita non sarebbe stata più la stessa. Teneva in mano la busta con le foto che le aveva portato la sua amica Teresa. Scorse la figura di Gianni nell'ombra; era nel salone, seduto in poltrona con un bicchiere ed una bottiglia di whisky in mano. In quel momento squillò il cellulare e Gianni rispose: "Laura, si sono a casa" ci fu una pausa, "ormai è inevitabile, è già sul quotidiano locale." Ancora una pausa: "no, non ci sono né Marcella né Michele." Seguì un'altra pausa: "non so. Ormai la bomba è scoppiata. Non preoccuparti, non vi coinvolgerò. Forse dovrei dimettermi. Va bene. Ciao, ci sentiamo dopo". Si risedette, aveva l'aria distrutta. Si prese il viso tra le mani che poi si passò tra i capelli. Lo guardava Marcella in silenzio, da distante, e vedeva un uomo quasi fragile in quel momento: piccolo e fragile. Provava quasi un intimo sentimento di pietà, avrebbe anche potuto perdonarlo, pensò. Ma ricacciò subito quel pensiero lontano. Gianni era diventato sindaco un anno prima, battendo il sindaco uscente, Andrea Giglio, di una coalizione avversaria. Era stata una vera battaglia. Aveva giocato sporco, però, Gianni. Con l'aiuto di Laura e suo fratello, allora braccio destro di Giglio, era riuscito a costruire una storia, con tanto di prove fasulle, di imbrogli e corruzione a carico dell'avversario. Gianni riuscì così ad impersonare il ruolo della persona onesta che aveva denunciato le irregolarità. Grazie a ciò, l'esito elettorale fu un plebiscito. In paese era diventato un eroe ed il suo unico figlio, che frequentava il quarto anno delle scuole superiori, si fregiava del titolo di figlio di eroe. Ma Giglio che innocente lo era, portò avanti la sua difesa, collaborando pienamente con i magistrati ed in segreto. Cosicché il castello di sabbia crollò. Quel primo pomeriggio gli era stato recapitato dal maresciallo dei carabinieri l'ordine di presentarsi il giorno dopo davanti al giudice, non gli era stato detto null'altro ma immaginava. Erano giorni che si era accorto di strani movimenti al comune. La cosa che lo preoccupava di più era quella di essere lasciato solo dai suoi complici ad accollarsi ogni responsabilità. Aveva interpretato bene, fino ad allora, il personaggio del sindaco buono, sensibile alle problematiche sociali dei suoi concittadini ed onesto. Ne sarebbe uscito distrutto nella sua immagine. Marcella entrò nella stanza, Gianni alzò la testa e si guardarono negli occhi. Marcella teneva in mano la busta gialla ed esclamò, sollevandola: "Come hai potuto ingannarmi, per tutto questo tempo! Io credevo in te! Dimmi, perché?" "Mi dispiace, mi sono lasciato prendere la mano. Sono stato solo usato." "Usato? Chi vorresti ingannare?" replicò Marcella con gli occhi umidi e lo sguardo smarrito. Udirono la porta di casa aprirsi. Era Michele, il loro unico figlio, che rincasava dopo la giornata a scuola. Aveva il tablet in mano. Entrò nel salone, aveva l'aria di essere sconvolto. Si diresse verso il padre, gli porse il tablet ed esclamò: "Dimmi che non è vero o non uscirò più di casa". Restò in silenzio Gianni, guardando il tablet, poi lo ridiede al figlio e disse: "È un'esagerazione, si sistemerà tutto". Marcella guardò sul tablet e lesse: 'Scoperte irregolarità durante l'elezione del sindaco a danno di Andrea Giglio, dell'opposizione. Sembra che sia stato l'attuale sindaco ad ordire la truffa.' Michele si riprese il tablet ed uscì di corsa. Marcella guardò il marito disgustata, non riusciva a credere a quello che aveva letto. Rimase in silenzio senza riuscire a proferire parola. Gianni la guardò e disse: " Credevo che fossimo una famiglia e in famiglia ci si appoggia sempre. Perché mi guardi con tanto disgusto? Mi hai già condannato? Proprio tu? Non dovresti aspettare una mia spiegazione prima di giudicare?" Marcella lo guardò scuotendo la testa. Poi disse: "Come si può portare una maschera con tanta disinvoltura e per tanto tempo?" Piangeva, avrebbe voluto urlare, ma l'urlo restava soffocato in gola. "Il sindaco onesto, il padre amorevole, il marito fedele non sono mai esistiti. Hai mai pensato a Michele? Tu avresti dovuto essere il suo esempio e invece? Cosa apprenderà da te? Che la vita è tutta un imbroglio? " Gli porse la busta gialla, Gianni l'aprì. C'erano delle foto che lo ritraevano mentre si baciava in macchina con Laura e altre scattate in una stanza d'albergo a letto con lei. "Chi te le ha date? Sono dei fotomontaggi!" disse, senza avere il coraggio di guardarla negli occhi. "Non offendermi. Come avresti potuto comportarti in modo onesto con i tuoi elettori, con tutta quella gente che ha avuto fiducia in te, se non sei riuscito ad essere onesto con noi che siamo la tua famiglia. E Dio solo sa da quanti anni va avanti questa storia. Proprio in casa nostra dovevi andare a cercarla. Proprio con la mia migliore amica, che frequentava casa nostra tutti i giorni, dovevi tradirmi. Ipocrita. Avevi anche il coraggio di fare il geloso con me! Ipocrita, sei solo un ipocrita." Restò in silenzio per qualche istante, quasi come se aspettasse che lui le dicesse qualcosa che potesse cambiare i fatti. Ma furono solo alcuni secondi, interminabili, di silenzio doloroso e opprimente. All'improvviso si riebbe e disse: "Esco ora, al mio ritorno tu non sarai più qui. Affoga da solo nella tua melma. Oramai hai imparato l'arte, vedrai, anche se questa tua maschera è crollata, te ne ricostruirai una più solida e duratura. Comunque sia, io non ci sarò nella tua rappresentazione." Si girò e lentamente andò verso l'ingresso con una calma apparente e gelida, quindi uscì, senza voltarsi indietro.
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